Ho scoperto Carole King un pò alla volta, e tramite altri cantanti.

Il mio primo contatto con un suo brano fu con la scanzonata "The Locomotion" dei Grand Funk Railroad. Poi fu la volta di Aretha Franklin con "(You Make Me Feel Like) A Natural Woman", per poi innamorarmi perdutamente di "You've got a Friend" cantata da James Taylor, e così via, con i Queen, i Beatles ("Chains" nel loro primo album), fino a nientemeno che Lisa Simpson e Gengive Sanguinanti in una storica puntata dei Simpson ("Jazzman"). Insomma, quando mi imbattevo in brani stupendi il nome C.King spuntava spesso. All'inizio non sapevo nemmeno che fosse una donna. Poi venni a conoscenza del suo nome completo, Carole.

Carole? Rimasi un pò stupidamente stupito, confesso. Dei gloriosi anni 60', complice la mia ignoranza, non conoscevo nessuna donna autrice di canzoni (di sicuro non così importante e famosa). Travolto dal fascino che su di me hanno i compositori, mi presi una segreta cotta platonica per il suo "io" del passato (un pò come già mi era capitato per Agneta degli Abba). A 18 anni, se ascolti musica dalla mattina alla sera, può succedere. Ecco, voglio però sottolineare che ho veramente una viscerale stima per chi compone, a prescindere. Questo senza nulla togliere agli strumentisti e ai cantanti, so bene che l'esecuzione è di per sé una forma d'arte, tuttavia, ammiro sempre profondamente la capacità di creare qualcosa di nuovo, e di bello. Insomma, nulla di strano quindi se vi dico che mi procurai tutti i suoi album.

Carole King cominciò la sua carriera di compositrice a 20 anni, passando la decade dei 60' in coppia artistica e coniugale con il paroliere Gerry Goffin, con il quale scrisse una valanga di successi per altri artisti. Furono anni dietro le quinte, lontana dai riflettori, ma allo stesso tempo fu un periodo molto ispirato e il suo nome divenne già leggenda. Ma nel 1970 avviene una svolta. Dopo 2 anni dal divorzio da Goffin (con cui però collaborò ancora qualche anno), dette alle stampe il suo primo disco solista, "Writer" (1970). La geniale autrice divenne anche cantautrice, incominciando a cantare e incidere lei stessa le sue canzoni. Nei primi anni 70' Carole raggiunse il suo apice creativo, producendo i suoi maggiori capolavori. "Writer" è uno di questi. E' un album molto poco conosciuto e spesso il suo debutto viene indicato erroneamente con il successivo "Tapestry" (1971), il suo indiscusso e celeberrimo bestseller. Ma già lo stesso "Writer" contiene brani che resteranno grandi classici, come per esempio la bellissima ballata "Up on The Roof", la dolcissima "Child of Mind" e la più ritmata e deliziosa "Sweet Sweetheart". La sua radice compositiva trae linfa vitale dalla tradizione musicale americana a 360 gradi, dal musical, dal pop, dai songwriters bianchi, ma sopratutto dalla musica nera, in particolar modo dal Soul, come è evidente in "I Can't Hear You No More" e in "No Easy Way Down". In ogni traccia il suo gusto melodico è impeccabile ed originale, che siano momenti più energici come "Spaceship Races", o delicati come la meravigliosa "Eventually".

Le sue doti canore non sono straordinarie, ma la sua voce ha una timbrica intensa che la rende un'interprete appassionata di grande valore. In alcuni brani, come "To Love" i suoi trascorsi come autrice per gruppi pop sono evidenti, così come per la celebre "Goin' Back", già interpretata da Dusty Springfield e ripresa successivamente anche dai The Byrds, Queen, The Pretenders e molti altri. Se il disco ha un difetto è la sensazione di una produzione frettolosa e vagamente acerba.

Un disco così avrebbe meritato arrangiamenti più curati e un'attenzione maggiore da parte dei discografici, rei di aver organizzato una campagna pubblicitaria inadeguata. Fortunatamente, l'anno successivo questi errori non verranno commessi, e il suo secondo disco, il già citato "Tapestry", avrà un destino differente, e ampiamente meritato.

Giudizio 8/10

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