Un progetto ambizioso, forse troppo. . . In ogni caso, un sentito omaggio ad uno dei più grandi artisti nati su questa terra: Miles Davis.

Va comunque apprezzato il coraggio di riproporre in un album brani così diversi tra loro, presi dalla lunga carriera di un uomo le cui idee erano sempre un passo avanti al proprio tempo. Non è facile ripercorrere brani come Miles Run The Voodoo Down e, forse, non è nelle possibilità di questi artisti. L'alveo dove tutto può generarsi poiché tutto è nella sua forma primigenia, pura interazione di pensiero ed azione istantanea, il famoso Bitches Brew. Ma la classe di Cassandra è veramente immensa, quando dopo di questo decide di fermare il tempo e contemplare la bellezza: "Born with the tunder and lighting" canta in Traveling Miles, mentre il sax soffia il suo vento fatto di polvere e sogni lucenti. Oppure quando i sette passi per il paradiso scanditi dal vibrafono portano un raggio di sole nella notte blue (notes); la voce vellutata, lo swing che sembra inarrestabile ed un solo di violino debordante, frizzante, splendido. Ma ci sono altri momenti memorabili in questo disco: che dire allora di Someday My Prince Will Come? Il canto profondo, "La ballad" per eccellenza, sentiero trasparente, impalpabile. Come spuma marina, verso le sponde del cuore. Oppure la melodia obliqua di ESP, quella dolcezza asimmetrica che solo Shorter potrebbe concepire. . . e sembra che gli echi di questa si protraggano anche nella traccia successiva: Blues della resurrezione, titolo affascinante che cela dietro di sè Tutu. Chitarra acida graffiante come lame, voce ipnotica, il suono scuro della marimba che mai avrebbe pensato di poter essere tanto blues. Ma, si parlava della dolcezza: il prossimo brano è uno dei miei preferiti di Miles: Blue in Green. Eh, già, è proprio ora che non si può fare a meno di innamorarsi del canto di Cassandra "Tossed between the sky and sea, well' sail until we found the harbor light", pura estasi condensata nella magia di pochi accordi.

Forse, il più grande merito della Wilson è stato quello di riuscire a rendere il tutto in maniera personale, con uno stile uniforme e sempre riconoscibile (capite che il rischio di essere sovrastata dalla personalità del maestro era fortissimo). Quindi, complimenti Cassandra. . . e ancora grazie Miles!

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