Nei miei costanti viaggi musicali mi capita spesso di approdare in isole segnate nelle mappe in mio possesso, ma una volta sbarcato e avventurandomi nell'interno, con grande sgomento mi accorgo che non esiste alcun segno di umanità intorno a me, flora e fauna spettacolari ma nessun mio simile con cui condividere tutta quella bellezza.
Si tratta di numerosi vecchi dischi che conosco bene, segnalati in rete e attualmente in vendita un po' ovunque, ma senza potenziali acquirenti, senza uno straccio di recensione per metterli in luce, nonostante l'assoluto valore. Col tempo ho realizzato di sentirmi rappresentato da queste opere sconosciute e dai relativi artisti, spesso outsiders di lusso e dal passato sorprendente, o in altri casi alle prese con sodalizi cosi' improbabili da lasciare comunque profonde tracce.
A un simile imprevisto risale il mio incontro con CASSELL WEBB, cantautrice ed interprete texana: dopo anni di esperienza nel sottobosco country-psichedelico di casa e un interesse innato per le tecniche di registrazione, nei primi '80 si trasferisce in Europa reinventando se stessa e facendo decollare una carriera solista mai realmente iniziata in patria. In questo percorso non è sola, ad accompagnarla è CRAIG LEON, nome che puo' non dir nulla ma in realtà personaggio chiave nell'evoluzione del Punk NewYorkese a metà '70: grazie al suo supporto i RAMONES firmarono il contratto con la Sire Records, produsse il loro primo leggendario album, e anche i dischi d'esordio di BLONDIE e SUICIDE... oltre 150 produzioni in carriera, anche nel settore classico, un carnet di tutto rispetto!
I due fanno tappa in Olanda, dove Cassell co-produce un progetto discografico di Craig insieme al mitico ARTHUR BROWN, l'album THE COMPLETE TAPES OF ATOYA, opera che unisce l'elettronica già sperimentata in un paio di precedenti prove soliste del produttore con una voce decisamente fuori dal coro. Nell'85, entrata nella scuderia della Statik Records, filiazione Virgin, per Cassell si aprono finalmente le porte della sua carriera.
All'interno della Statik, la coppia entra in contatto con i SOUND, compagni d'etichetta, e in particolare con il leader ADRIAN BORLAND, personaggio restio a concedersi al di fuori del suo entourage, ma a quanto pare particolarmente attratto dall'idea di cimentarsi in qualcosa di diverso, anche allo scopo di averne futuri benefici tecnici e insegnamenti preziosi, considerando il pedigree di Craig Leon.
Nuovamente in Olanda, vengono scelti i Wiseloord Studios di Hilversum per le registrazioni: cio' che stupisce e' il ruolo di Borland nell'operazione, non solo chitarrista ospite, ma pienamente impegnato nelle composizioni dei brani. La faccenda si riduce in un menage a trois: la voce di Cassell, l'elettronica e le sintetiche orchestrazioni di Craig, e una chitarra a cui viene lasciato campo libero quasi ovunque, riconoscibilissima a tratti, in altre occasioni plasmata dalla voglia di sperimentare inaudite soluzioni.
Ne vengono fuori otto brani dalla struttura varia e di grande fascino: il picco viene raggiunto da un paio di visioni notturne e avvolgenti, l'atmosfera sospesa tra il sacro e il profano trasporta IN ARCADIA verso tentazioni sinfoniche da cattedrale sconsacrata, ma è il tambureggiante rituale pagano di WANDERING ONES a trasgredire maggiormente, qui la voce da British Folksinger di Cassell si mescola a quella di Adrian sfociando direttamente nel cerchio magico di Stonehenge in un piovoso crepuscolo, anticipando una distorsione chitarristica che puo' evocare sacrifici umani o l'urlo del mostro di Alien, a seconda della fantasia del momento.
Sulla stessa scia, ma in un contesto più light, si colloca VOICES TO RIVERS, triste e ipnotica ballata costruita sulla voce di Cassell, in possesso di una vocalità che col Texas non ha nulla a che fare, piuttosto sembra provenire da una vallata del Kent, unita poi a un'immagine molto simile a quella di NICO per straniare definitivamente l'ascoltatore, esattamente come riesce a fare la schizofrenica e irriverente GYPSY SOLITAIRE nel suo alcoolico e spezzettato andamento.
Più solari la Title Track, con le ondulazioni chitarristiche di un magnifico Borland, la lineare EVERYTIME I GET AROUND YOU e la Folk Song WHEN THE RAIN STOPS FALLING, condotta solo da harmonium ed archi. Non rimane che segnalare la cover di TOTAL RECALL, highlight di Borland contenuta nell'album HEADS & HEARTS dei SOUND, non dissimile dall'originale ma splendidamente interpretata e capace ancora di far riflettere sul perchè l'autore non abbia preso sul serio le sue parole: THERE MUST BE, A HOLE IN YOUR MEMORY, BUT I CAN SEE, I CAN SEE, A DISTANT VICTORY, A TIME WHEN YOU WILL BE WITH ME...THERE'S GOT TO BE ANOTHER TIME...
Infine dichiaro aperta la caccia al disco... soldi ben spesi ed emozioni da conservare per una vita...
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