Questa recensione è dedicata alla Flo che in zerodue ha fatto la recensione di un live, mentre il sottoscritto dopo quasi un anno, nonostante la promessa, non è riuscito a scrivere una mazza. Sei riuscita a spronarmi.

Ormai ho i ricordi un po' sfocati. Ne è passato di tempo e si dice che le cose spiacevoli sono le prime che ti dimentichi o che cerchi di dimenticare. Racconto quel poco che ancora mi ricordo, giusto per mantenere la promessa.

Tra le 20.30 e le 21.00 il locale non è tanto pieno. C'è chi, sembrando un barracuda fuor d'acqua, si fuma un paio di sigarette senza bere un vodka redbull e chi ha una maglietta di Lenin in versione punk e suona in una delle band della serata. Nell'angolo a destra rispetto all'entrata c'è una coppia che non è più coppia da qualche minuto. Ma dopo i due si baceranno ancora senza motivo. Infine ci sono io, Carlos. Vedo che quello delle sigarette guarda la coppietta, ma dopo scompare e non lo rivedo più. Extro, mentre la sua ex ragazza è ancora seduta al tavolo, parla con Gnagnera e gli fa i complimenti per la maglia di Lenin. Dopo poco, in seguito a una piccola e giusta sottoscrizione, il concerto ha inizio.

Ora dovrei raccontarvi tutte le band nell'ordine in cui hanno suonato, i pezzi che hanno fatto, come mi sono sembrate etc...sarà per l'alzheimer galoppante o per i motivi elencati nel primo paragrafo, ma non riesco a farlo. Ci provo. In fin dei conti non è stato un concerto. E' stata un'esperienza che mai mi scorderò! I Catechism 13 sono un fottio di musicanti vestiti da apicoltori, strumenti improponibili e un componente che dice addio alla sua band, semplicemente smettendo di suonare e scendendo dal palco. Casino e fracasso, cover di pezzi famosi (come Duke Of Earl, l'unico che ricordo con chiarezza), la cui forma viene stravolta in salsa new wave/garage. Tra questi pezzi si ripete senza sosta un leitmotiv che nella sua assurdità ha una potenza wagneriana, un leitmotiv che ti accompagna da sempre, anche se non l'hai mai sentito o non ti piace, ma che è sempre lì con te. E' il leitmotiv dell'uomo di oggi. I Catechism non fanno altro che ricordartelo. MONGOLOID! 

Ho sempre pensato che noi esseri umani non siamo diversi dagli animali tranne che per un quantità n di funzioni cerebrali in più. Pensate a quello sfigato di Extro: crede che esista l'Amore e che ci siano problemi di natura razionale dietro al fatto che non sta più con la sua ragazza. Crede di essere diverso da un pavone che viene rifiutato dalla femmina. Crede che a spingerlo verso qualcuna sia il bisogno di amare e di essere amato, mentre non è altro che la sua superba ragione che lo rassicura per non fargli ricordare che è solo un cazzo di pavone in calore che deve buttare da qualche parte il suo seme. HE WAS A MONGOOOLOOOOIIID! Per fortuna io non sono come lui e lo guardo giustamente dall'alto in basso e me ne sto contento e in disparte a sentire la musica. HAPPIEEER THAN YOOOU AND MEEEE! I Devo diventano un'unica, dolce e inconfondibile melodia, meglio della classica. Gli strumenti sembrano una cosa sola e non riesco più a distinguerli così sciolti in questa melodia suprema. Sto lì ad ascoltare tutti gli altri brani solo per poter risentire MOOONGOLOOOID! Ce l'ho barzotto e mi vorrei fare una sega per l'emozione, ma non vorrei fare brutta figura: una tipa bionda più alta di me mi guarda con i suoi occhi azzurri e mi bacia. Magari il giorno dopo ha intenzione di ridarmela, non si sa mai come sono le donne. Di botto il loro concerto termina. Non saprei come, ma così è. La gente inizia pian piano ad andarsene, lasciando nella zona concerto solo HE WAS A MONGOLOOOOID Extro, la sua ex, i componenti degli altri due gruppi e me.

Gli Sniperdogs e i Cock-fighters (sciolti nel settembre 2013, dopo aver pubblicato il loro unico disco “Il Disagio...E Le Fallite Vendette”) li conosco personalmente e me li sono già visti spesso. Tra surf-garage e rock 'n' roll hanno spaccato come al solito. Il meglio di sé lo danno quando il pubblico della loro città li incita e si compiace del loro baccano. Stavolta però non è serata. Il pubblico è inesistente ed è come se i Catechism non abbiano mai smesso di suonare. Uno dopo l'altro fanno il loro sporco lavoro ma c'è l'eco di MONGOLOID che li sovrasta. Sento i suoni, i riff, i ritmi, le voci, ma non li apprezzo. Provo disagio e imbarazzo, come quando devi per forza passare qualche ora da solo con una che ti ha appena mollato. Mai stato in tre (tolti quelli delle band) a un concerto.

Ogni cosa ha la sua fine e così anche la serata al Ligera. Torno in macchina e sono disperato. Butto un'occhiata alla ragazza bionda seduta di fianco a me e sento un leggero dolore sotto lo sterno. IT DETERMINED WHAT HE COULD SEEEE! Senza dire una parola accendo l'auto e parto. Guardo nello specchietto retrovisore come Travis alla fine di Taxi Driver e vedo che ho ancora la mia barba bianca, il cappello di paglia, la camicia azzurra a quadri e dietro di me come sempre c'è il mare. Il problema è che non sono più io. Non sono nemmeno Robert De Niro. Sono semplicemente un altro. Come diceva quello là? “Nello stesso fiume scendiamo e non scendiamo, noi stessi siamo e non siamo”?

PS: Non so se avete sentito l'ultimo Pet Shop Boys, ma sappiate che è una figata (scandaloso che non ci sia ancora una recensione su Debaser).

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