I Catfish And The Bottlemen arrivano ad uno snodo cruciale della loro carriera con questa terza prova, battezzata “The Balance”.

Titolo assolutamente appropriato, che rappresenta perfettamente il tentativo di Van McCann e compagni, consci di avere una “palla goal” da non sbagliare assolutamente: il precedente lavoro “The Ride” ha centrato la numero uno nelle classifiche UK ed ha destato attenzioni assolutamente inaspettate negli Stati Uniti, (non troppo) segreta ambizione di successo per qualsiasi band d’oltremanica che si rispetti.

Per mantenere tali promesse, i Catfish non si muovono di un millimetro e ripropongono la stessa ricetta che aveva ben funzionato con il lavoro precedente, ovvero un indie rock intriso di riferimenti molto classici e fermamente legato alla combo chitarra/basso/batteria; decidono anche di piazzare i tre singoli subito in apertura di album, a partire dalla bellissima “Longshot”, già hit nel Regno Unito. Per non parlare di “Fluctuate”, un pezzo che si divide tra una strofa deliziosamente uptempo ed un ritornello perfetto per le grandi arene.

L’innata capacità della band nel trovare sempre il gancio melodico giusto fa il resto: qualche “innovazione” (se così si può chiamare) qua e là ci sarebbe pure (le venature tra blues e shoegaze della succitata “Longshot”, il post grunge accennato in “Conversation”, i cambi d’atmosfera di “Mission”), ma i Catfish preferiscono battere il tasto su di un discorso di consolidamento con quanto fatto precedentemente.

Le belle variazioni chitarristiche di “Overlap” chiudono un disco compatto e coerente, impreziosito dalla produzione di una vecchia volpe come Jacknife Lee, che probabilmente non faticherà nel confermare i Catfish in alto in classifica.

Rimane da capire cosa i gallesi vogliano fare adesso della loro carriera: continuando a tirare questo tipo di corda probabilmente si rischia di spezzarla, e l’innovazione fino a questo momento non è sembrato il piatto forte della casa.

Per ora ci siamo, in futuro chissà; nel frattempo è assolutamente lecito godere di un bel disco come questo “The Balance”.

Brano migliore: Overlap

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