Lee Dorrian è un personaggio seminale. Dopo aver portato alle sue estreme conseguenze l’hardcore ed aver ridotto il cantato ad una sorta di grugnito incomprensibile, inventando di fatto con l’album di debutto “Scum” (anno 1987) della sua band di origine, ossia i Napalm Death, quello che sarà definito grindcore, successivamente allo split con i suddetti Napalm, decide di imbarcarsi in una nuova avventura musicale fondando, insieme al chitarrista Gary Jennings, i Cathedral, portando, stavolta, alle estreme conseguenze ildoom di cui l’album di debutto “Forest of Equilibrium” (anno 1991) ne rappresenta sicuramente uno dei capisaldi principali.

Con tale lavoro i Cathedral stravolgono la lezione dei Black Sabbath, tirando il piede sul freno fino a sfiorare la claustrofobia e la pazzia, il tutto esasperato dalla prestazione canora del diavoletto di Coventry che ci nasconde perfettamente le sue vere corde vocali e ci vomita addosso dei suoni gutturali maligni e non umani. Il 1995 segna il punto di rottura nella carriera della band. Gary Jennings inizia a dare una scossa ai suoi riffs e, soprattutto, Lee abbandona il growl e ci delizia della corposità e della potenza dei suoi timbri vocali.

“The Carnival Bizarre” sarà ricordato per questo ed anche perché, musicalmente, iniziano ad sentirsi influenze anche diverse dal doom che evolveranno successivamente il sound della band fino ad arrivare a quel coacervo di sonorità prog, doom e psichedeliche che caratterizzerà l’ultimo “The Garden of Unearthly Delights”. Con il velocizzarsi del ritmo e la produzione più limpida, si odono maggiormente i riferimenti alla band di Ozzy e Tony dei seventies e, in tutta onestà, credo che siano loro i degni eredi del Sabba Nero, o, almeno, quelli che verranno ricordati come tali in un futuro più o meno lontano. Certo, a Lee mancano quegli eccessi più o meno voluti che contraddistinguevano il madman, ma la storia tributerà a lui e al suo fido compagno e chitarrista (molto sottovalutato) Gary, il giusto riconoscimento. Passando all’esame dell’album recensito, “The Carnival Bizarre” è indubbiamente un’opera superba.

L’apertura del must è affidata a “Vampire Sun” che ci fa subito comprendere quale sarà il nuovo corso dei Cathedral. Gary impazza con i suoi riffs cadenzati alternandoli ad assoli fulminanti, mentre ci si immagina Dorrian cantare e danzare come un dannato in una sorta di rituale sonoro. Assolutamente meravigliosa la successiva “Hopkins (The Witchfinder General)”, in cui l’apertura è affidata niente meno che a Vincent Price che sussurra leggiardo “I’m Matthew Hopkins, Witchfinder”, in una canzone dal testo e dai riferimenti sia sonori che visivi (nel clip realizzato), tratti dal film “Il Grande Inquisitore” di Michael Reeves del 1968. In “Utopian Blaster”, a sottolineare l’ enorme dazio che i Cathedral pagano ai Sabbath, c'è proprio sua maestà Tony Iommi a fare capolino, partecipando a quella che è fra le canzoni più settantiane dell’album. In “Night of The Seagulls” può, a mio parere, essere considerata la “Black Sabbath” dei Cathedral, con cui l’accomuna i rintocchi di campana iniziali e il ritmo pesantemente doom. Il top, a mio avviso, lo si raggiunge con gli otto minuti della title track, splendido esempio di song che ti mantiene sulla corda senza subire alcun calo di tensione sia nei momenti più rock che nelle pause in cui la voce di Dorrian si fa incredibilmente più modulata che quasi ti accarezza. Sensazionale. Ipnotica ed ossessiva “Inertia’s Cave”, tostissima e molto tirata. La canzone più cattiva e maligna dell’ album è “Fangalactic Supergoria”, grazie sia al sound più oscuro che alla voce arrabbiata e demoniaca di Lee. Più rilassata la quasi ballad “Blue Light”, in cui Dorrian ci dimostra di trovarsi a suo agio anche su tappeti sonori più lenti e psichedelici. Chiudono l’opera “Palace of Fallen Majesty”, doom allo stato puro, e l’incalzante ed “elettrica” “Electric Grave”.

In conclusione non si può che consigliare a coloro che non conoscono il messaggio sonoro dei Cathedral di anticipare i tempi e di scoprire la band, perché di sicuro tra qualche decennio sarà considerata un culto alla stessa stregua dei maestri sabba neri.

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