C'era una volta un punk, un reietto del sistema con un'irresistibile voglia di sputare odio sulla porta di Buckingham Palace e con un'insana attrazione verso musica iperveloce, convulsa, incomprensibile.

Nel giro di pochi anni, lo stesso giovane disadattato scopre il vecchio rock, scopre le droghe allucinogene, si stanca di urlare rabbia sociale, forse non crede più nella forza delle parole in musica. E trova il suo Equilibrio in una vecchia foresta, dove dei folletti sadici lo istigano ad incanalare la sua distorta creatività in un terreno fangoso, lentamente, come una maledizione voodoo che sotterra i vecchi assalti adrenalinici sotto tonnellate di bassi di distorti.

Poco tempo dopo, lo stesso personaggio, tale Lee Dorrian, si guarda allo Specchio e lo attraversa, raggiungendo il luogo da lui agognato: un reame popolato da streghe, creature bizzarre che danzano inscenando un curioso e folkloristico Sabba. E' il 1993. Con l'album "Ethereal Mirror", i Cathedral compiono un passo necessario nella loro evoluzione sonora a venire: mentre il precedente capolavoro rimane importantissimo per tutta la scena doom, il qui presente LP inizia la band alle parate freak che contraddistingueranno il loro percorso in musica.

Un'unione assolutamente spontanea, seppur forse ancora acerba, di doom metal, rock, psichedelia, con radici affossate nell'heavy classico e nell'hard settantiano. Il tutto trainato dai singoli "Ride" e "Midnight Mountain", quest'ultimo particolarmente emblematico nel suo videoclip: truci metaller che suonano un'appropriatamente autodefinito disco-doom metal su una pista da ballo, vestiti come un Tony Manero appena tornato dal Paese delle Meraviglie. Non mancano pezzi oppressivamente pesanti ("Enter The Worms") ma in generale la follia (chimicamente indotta) regna sovrana, in una musica divertente, particolarissima.

Con il successivo The Carnival Bizarre, la band smusserà leggermente alcuni aspetti, vedendo l'entrata in pianta stabile del bassista Leo Smee, forgiando così un'opera completa e perfetta, ma lo Specchio Etereo rimane una tappa fondamentale, forse la più importante di tutta la loro discografia.

È il 2011 e l'ex punk, bolso ed invecchiato, medita sulla fine della sua carriera con la Cattedrale, probabilmente ricordando con affetto quegli strani giorni, gli inizi di un viaggio (trip?) ventennale, seduto al classicissimo affollato pub inglese. E noi ringraziamo.

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