In seguito ad un'intervista al quartetto di Boston - del quale non sapevo assolutamente nulla - trasmessa da un noto canale musicale televisivo, faccio qualche ricerca su Internet e mi imbatto, nei siti dei non pochi fans, in una pletora di commenti negativi su questo disco.
I Cave In hanno già all'attivo parecchi dischi, che si distinguono per lo stile particolarmente ruvido. Antenna ha sostanzialmente deluso i fans per l'avvenuta commercializzazione del loro sound.
Il tutto mi ha incuriosito e, alla fine, mi sono procurato questo Antenna.
È innegabile che il cd sia molto digeribile e i riff di chitarra siano dei veri hooks, che una volta piantati nella testa dell'ascoltatore sono inamovibili.
All'inizio il rock dei Cave In è omogeneo e coinvolgente, si lascia ascoltare, insomma. Il cantato di Stephen Brodsky può anche suonare un po' commerciale, ma la sua voce è gradevolissima e anche la batteria si distingue per numerose ed interessanti variazioni, il loro suono è potente, il compact è nel complesso godibile.
Tuttavia... sí, c'è un tuttavia. Capisco l'accanimento dei fans: sostanzialmente i Cave In di oggi suonano commerciale; avendo alle spalle un passato piú "underground", estraneo cioè alle logiche del mercato, Antenna, disco piú "digeribile", è stato vissuto dai fans come un tradimento. Ma il problema non è solo questo.
Il cd è carino, si lascia ascoltare all'inizio, poi però, dopo una settimana, ci si annoia e lo si toglie dal lettore. E non ve lo si rimette piú.
Mi sono forzato a riascoltarlo, ma è sufficiente risentire solo Anchor e Inspire, gli unici due pezzi "funzionanti". Il resto è piuttosto noioso, il disco scorre via e non lascia niente che lo faccia ricordare.
Meccanico, freddo, deludente, convenzionale, per nulla innovativo e nemmeno fantasioso: soldi buttati al vento ingordo dell'industria discografica (di industria soltanto si tratta, in questo caso). Da evitare con cura.
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