Come viaggiare nello spazio restando con i piedi ben saldi a terra. La sensazione datta dall'ascolto di "Jupiter" è esattamente questa, non si scappa. Con questo disco i Cave In ci hanno dimostrato quale può essere una nuova deriva per l'hardcore, accostando al rigore tipico del genere atmosfere cariche di spleen alla Radiohead e, soprattutto, composizioni molto complesse e sognanti, per le quali si può dire che l'influenza di gruppi progressive rock come gli Yes è ben più di un'ipotesi.
Proprio un gran bel disco questo "Jupiter". Uscito nel 2000 per la Hydrahead ha fatto gridare al miracolo la critica musicale, sdoganando il termine progressive verso un certo tipo di pubblico che ha sempre visto questo genere come il fumo negli occhi, ed anzi lo ha osteggiato e combattuto. I quettro ragazzi di Boston dimostrano grande intelligenza ed apertura mentale, buona livello tecnico e talento, e danno alle stampe un disco ricco e completo, che ha avuto una difficile gestazione per via della difficoltà di sviluppare la grande mole di idee innestandole in un contesto hardcore ma che è opera molto suggestiva. Risentendo la durezza e la potenza dei loro esordi non sembra vero che siano la stessa band: durezza e potenza sono ancora presenti in questo disco, ma sono utilizzate in un modo diverso, più funzionali agli altri elementi e incanalate nel flusso dei brani per aumentarne la capacità evocativa. Qua è là fa capolino qualche synth e la voce del cantante Stephen Brodsky, assolutamente convincente e poetica, pare anch'essa strumento dotato di grande capacità evocativa. I picchi del disco sono rappresentati da "In The Stream Of Commerce" (con la sua batteria secca accostata ad atmosfere liquide e malinconiche), "Innuendo And Out The Other" (con le sue continue variazioni che sublimano in un tema estremamente suggestivo) e dalla fantastica "New Moon"(sognante ballata di chiusura del disco). In seguito i Cave In hanno continuato a dare alla luce dischi di buon livello, ma nessuno di questi ha la magia di "Jupiter".
Una sfortunata esperienza su major ha forse compromesso un tantino la loro reputazione, ma questo non nega la loro importanza come punto di riferimento per la scena (post) hardcore mondiale. Disco coraggioso, assolutamente fondamentale.
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