Recensire un EP ti permette di fare veramente il figo. Le tracce sono poche e quindi se fai il track-by-track non ti possono troppo insultare. Inoltre se l'album non piace puoi sempre barricarti dietro il ditino salva-vita-beghelli : "Ma è un EP! Suvvia!"

Recensire EP ti espone a grandi difficoltà. Le tracce sono poche e quindi hai meno libertà d'azione e la recensione stenta. Inoltre, se il disco non piace, i debaseriani possono sempre barricarti dietro un muro e cementarti vivo.

"Tides Of Tomorrow" (2002 @ Hydra Head Records) esce a cavallo tra Jupiter e Antenna e per quanto mi riguarda i Cave In potevano benissimo piantare le tende e vivere di rendita rimanendo congelati in questo stato (di grazia... prego... non c'è di che!). Steve Brodsky è stato allo stesso tempo il più grande amico dei Cave In (tipo il *cane per l'uomo) e il loro peggior nemico (tipo l'acne per Britney Spears). Con le sue tendenze pop-rockeggianti ha marchiato a fuoco il punto più alto della loro produzione provocandone in seguito il rotolamento verso il baratro stile valanga. Ma per cosa poi??? Uno "Stephen Brodsky's Octave Museum" mai realizzato!?!? Grrr!! Vediamo cosa combinerà con i "*Pet Genius".

Basterebbero due canzoni per orlare di bianco candore d'orato la cima del monte scalato dai Cave In: "Tides Of Tomorrow"  e "The Calypso", le canzoni perfette. Quelle canzoni che chiunque vorrebbe sentire almeno 3 volte al giorno, dopo i pasti. Lavori di chitarra sopra la media, più sopra. Ho detto più sopra! Un Brodsky come mai ispirato nelle liriche nel dipingere cascate, spiagge, sole, mare. Climax ascendenti che fanno invidia all'erezione mattutina ("Sleepy Sunday morning, afternoons in the sun. Monday is waiting, waiting its turn" - "Tides Of Tomorrow"). E' come quando arrivi in cima e sai che devi vedere qualcosa di mozzafiato ma non spalanchi la mascella finché non ce l'hai davanti. E se al di là del monte scopri un'isola? Un fiore di loto e la memoria non sai più cosa sia ("But now I'm feeling we should never leave this place" - "The Calypso"). "Come Into Your Own", "Dark Driving" fanno da campo base per la scalata con un incedere da marcia forzata, la prima, e un tetro basso da grotta, la seconda. "The Callus" è la voglia frettolosa di togliersi di dosso il freddo e buttarsi nel calore del riposo ("And I tried to shake off all the cold in my hands"). Si scende a terra e si osserva l'impresa con orgoglio. Sì, quello è l'"Everest"  dei musicisti. E la chitarra acustica sembra quella dei falò attorno ai quali raccontare le proprie avventure. Ma, alla fine della storia, l'abbiamo messa la bandierina in cima? Oh cazz...! Brodskyyyyyyyyyyyyy, maledetto, dove seeeei?!?

Rock da esploratori sognanti, per poter trovare un luogo in cui restare, per non cambiare...no...vi prego, non cambiate...no...nooo! Ahn, Ahn (onomatopea da filmino porno). Oddio, ditemi che era solo un incubo! No, i Cave In se ne sono andati! Per sempre.

Carico i commenti...  con calma