I Cccp - Fedeli alla Linea, assieme ai Litfiba e ai Diaframma, possono essere considerati uno dei migliori gruppi di rock italiano degli anni '80. Eredi del punk e della cultura comunista emiliana, la band rappresenta tutto ciò che nel rock italiano rifiuta di farsi omologare e strangolare dai preconcetti, e lasceranno il segno per la voglia di urlare in faccia a tutti ciò che prima veniva raccontato con metafore ben costruite.

Il gruppo si forma nell'82 dall'incontro tra il cantante Giovanni Lindo Ferretti e il chitarrista Massimo Zamboni. Dopo un pugno di EP raccolti nell'acerbo "Compagni Cittadini Fratelli Partigiani" il gruppo registrerà nell'86 uno dei capolavori del rock italiano, dal chilometrico titolo "1964 - 1985
Affinità - Divergenze fra il compagno Togliatti e noi. Del conseguimento della maggiore età". Il titolo doveva essere un manifesto politico: la frase riecheggiava il titolo del documento redatto dai cinesi negli anni '60 ("Sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi") che aveva decretato la nascita dell'estrema sinistra in giro per l'Europa, aggiungendoci le "affinità" che i 2 sentivano con la tradizione comunista italiana. Senza dimenticare che il sottotitolo precisava: "Del conseguimento della maggiore età". Era il distacco dalla politica come era stata fino ad allora: Giovanni e Massimo pensavano che l'unico messaggio possibile fosse "no future", non c'è futuro se il mondo continuava ad andare avanti a quel modo.

Musicalmente il gruppo risente di influenze molto disparate: la scena elettro-industriale tedesca, il punk e il cantautorato italiano. Un ossessivo giro di basso apre il manifesto d'identità della band: "Cccp". Subito dopo ci si trova nel mezzo di violenti feedback di chitarra e di una impazzita batteria elettronica, mentre Ferretti declama: "Fedeli alla linea, anche quando non c'è, Quando l'imperatore è malato quando muore o è dubbioso o è perplesso, Fedeli alla linea la linea non c'è". Segue la più canonica "Curami", aperta da un ruvido riff di chitarra e da uno straniante xilofono, nella cui parte centrale il cantante esclama per infinite volte a velocità impazzita "Sono una terapia". Ripresa dal precedente album, e remiscelata, è la ironica/erotica "Mi Ami?" ("Un'erezione triste per un coito molesto/ Spermi indifferenti per ingoi indigesti"). Dopo 3 movimentati brani, arriva "Trafitto", nel quale c'è un continuo alternarsi di chitarre acustiche ed elettriche, e che tematicamente anticipa ciò che verrà ripreso nella seconda parte dell'album presentando un testo politicizzato e depresso allo stesso tempo ("Trafitto sono/ Trapassato dal futuro/ Cerco una persona/Fragili desideri a volte indispensabili, a volte no"). Segue il minuto scarso di "Valium Tavor Serenase" in cui alla sfuriata hardcore dell'inizio e della fine si alterna per pochi istanti un ritmo da tipica balera emiliana.

"Morire" è un brano acustico per metà, e dominato dai lancinanti suoni della chitarra nella seconda parte, in cui Ferretti ironizza sulla società consumistica degli anni '80 nello slogan "Produci Consuma Crepa". Alla dark e depressa "Noia" si oppone uno dei brani più famosi del gruppo, "Io Sto Bene", dal ritmo quasi ballabile, che descrive in modo caustico i giovani della sua generazione, senza volontà e idee "Io sto bene io sto male io non so cosa fare/Non studio non lavoro non guardo la TV/Non vado al cinema non faccio sport". Segue l'industrial-tango minimale di "Allarme" ancora una volta molto depresso "Muore tutto l'unica cosa che vive sei tu/ Muore tutto vivi solo tu". Chiude quello che è considerato il capolavoro del gruppo, la lunga (quasi 8 minuti) "Emilia Paranoica", nella quale, dall'oppressiva e lenta parte iniziale, all'accellerazione verso metà brano, fino al ritorno del tema iniziale, domina un'atmosfera abulica e depressiva, nella quale Ferretti descrive un pessimistico quadro generazionale, pieno di zombie sbandati e annoiati imbottiti di psicofarmaci.

Uno dei vertici assoluti del rock italiano.

VOTO = 9

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