Le note dell'inno sovietico, accompagnate da un batteria cadenzata a passo di marcia, sono l'esordio di questo terzo full album dei cccp, "A ja ljublju SSSR" è un pezzo straordinariamente evocativo, e si materializza il cremlino sullo sfondo e la piazza rossa gremita di una folla di uomini e donne col pugno levato al cielo.... "Voglio odorare il sapore celeste del ferro, voglio vedere il profumo sanguigno del fuoco"
I tre brani che seguono sono tipicamente punk nei ritmi e tipicamente cccp nei testi, dei divertissement arrabbiati, ma carichi allo stesso tempo di una malinconica amarezza... politicamente impegnati, ma già rassegnati come una strana processione nella infinita periferia di Berlino Est in una ebbra notte di pioggia. "Conforme a chi conforme a cosaConforme a quale strana posaVa peggio va meglio non so dire non lo so""Dammi una mano ad incendiare il piano padano" Stato di agitazione è un free-noise disturbante e ritualmete ipnotico che trascina in ambienti meccanicamente claustrofobici prima di sfociare nella preghiera "Libera me Domine", tutta organo e voce. Manifesto è un capolavoro che travalica i limiti del punk, riff di chitarra ipnotici e ripetuti sotto cui il basso gioca minimalista e Ferretti declama parole dure verso un sistema che ha già imboccato il viale del tramonto "I soviet più elettricità non fanno il comunismo", "Meriti di più di un posto garantito, che non avrai"; la ritmica si fa poi più dura, il testo si fa confuso con Ferreti che smantella e ricostruisce in maniera apparentemente confusionaria frasi che esprimono i dubbi di un comunista combattuto "Grande è la confusione sopra e sotto il cielo Osare è impossibile, osare, osare è perdere Grande l'impossibile, osare è la confusione Il cielo è sopra e sotto Grande l'impossibile, osare è la confusione".
Hong Kong e Sura guardano all'oriente come nuova fonte di ispirazione, la prima è più un gioco, mentre Sura è un pezzo quasi strumentale che si regge su una chitarra elettrica che disegna arabeschi da harem su un tappeto ritmico molto artificiale e quasi robotico. Gli stessi ritmi per Radio Kabul, mentre "Inch'Allah ca va" che chiude l'album fonde atmosfere da balera emiliana con prufumi di café parigino e malinconie di esuli mediorientali. In copertina un immagine sbiadita di una catena di montaggio di una fabbrica di automobili ("Onoro il braccio che muove il telaio" dicono in A ja ljublju SSSR), e il mitico simbolo, qui utilizzato per la prima volta....
Quasi vent'anni son passati, eppure, nonostante il mondo, soprattutto quello dei cccp, sia completamente cambiato, le loro melodie, i ritmi e anche i versi, pur suonando genuinamente vintage, mantengono una modernità che non deve stupire, essendo in gioco i dubbi dell'uomo, che mai del tutto potranno essere fugati.
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