Nel 1970, verso il tramonto del western italiano, esce nelle sale (per restarci pochissimo) questo strano oggetto cinematografico. Il regista è un "generista" d.o.c. , tale Cesare Canevari, oggetto di una piccola rivalutazione in questi ultimi tempi "pulp" (tra tutti "Io, Emmanuelle", 1969, con Erica Blanc).

Non so dire se le intenzioni del regista fossero quelle che poi si sono materializzate in pellcola (chi puo' dirlo, d'altronde) ma ciò che ne è uscito è un film anomalo, Brutto? Bello? Unico di certo.
Sarebbe il caso di rispolverare questa opera perchè, al di là delle revisioni trendy-trash etc. etc., è un lavoro che tutt'ora lascia spiazzati gli spettatori, in attesa di chissà quale grand-guignol spaghettaro.
La prima anomalia riguarda il cast: accanto ad un veterano dei western come Lou Castel (ricordo "Quien sabe?" di D. Damiani ma anche "Requiescant" di C. Lizzani), irrequieto contestatore prestato al cinema di genere, l'antieroe de "I pugni in tasca" di Bellocchio, troviamo Corrado Pani, attore teatrale all'epoca celebre per l'Ivan dei "Karamazov" televisivi e il matrimonio con Mina, e Antonio Salines (medesima attività di Pani e sodale nello sceneggiato sopracitato nelle vesti di Smerdiakov).
Attori desueti ad operazioni di genere, forse in cerca di un lancio maggiore nel firmamento del cinema; operazione fallita visti i magri incassi del film di Canevari e del suo malaugurato oblio che dura tutt'ora.

Ma le "specialità" di "Matalo!" non terminano qui: la caratteristica di questo western-kammerspielt sono l'uso delle unità aristoteliche immerse in un'atmosfera ectoplasmatica e la quasi totale assenza di dialoghi, che fanno del film un caso a sè nel già allora navigato genere che già tanto aveva offerto in fatto di stravaganze, vedi il film di Giulio Questi "Se sei vivo spara" tra tutti. La trama è poca cosa: "Matalo!" è tratto da una sceneggiatura di Mino Roli che già aveva usato nel poverissimo "Dio non paga il sabato" di Tanio Boccia e che ricicla qui senza che Canevari fosse al corrente di ciò.

Dopo essere stato salvato dall'impiccagione da una banda di desperados, Burt elimina i salvatori e recupera il compenso a loro pattuito. Raggiunto dai soci Ted(Antonio Salines) e Phil (Davila), i tre si recano nel villaggio fantasma che usano come covo. Deserto, sabbia, un infernale mulinello di polvere e un cimitero che accoglie i tre banditi. Si inganna il tempo fino all'arrivo di Mary, la donna di Phil, volpina e fatale. Mary è l'amante di Bart, Ted ne è irrimediabilmente e vanamente innamorato e si distrugge nell'invidia e nell'alcool.
I tre preparano un colpo ad una diligenza di valori; Mary fingerà di chiedere soccorso al conducente, salvo poi dare il via ad una sparatoria dove Bart cade ucciso. I restanti rientrano a Culver City e si danno alla gioia per il successo del colpo. Nel frattempo, , con addosso una indimenticabile giacca paisley, uno straniero (Castel) rinviene da un colpo di sole. E' un australiano…

Non proseguo per chi non vuole conoscere la trama dei film; per quanto riguarda il mio punto di vista su "Matalo!", che piaccia o meno e' innegabile che ci troviamo di fronte a qualcosa di mai visto; forse c'è qualche assonanza con le rarefazioni di Monte Hellmann (Mereghetti) in quest'apoteosi della desolazione e del delirio lisergico. Mai come in queso western la linea solare di Leone viene esasperata e deformata grazie a sovradosaggi di peyote, che dilata il tempo e rallenta le percezioni. Per esempio, il duello finale, inverosimile dal punto di vista realistico ma efficace con il vorticoso girare della macchina da presa, quasi volesse rendere palpabile il clima di follia.

"Matalo!" va dove lo spaghetti western ha sempre voluto andare; fuori dal west, dentro il delirio autodistruttivo a forti dosi di manierismo. Anche in questo film troviamo la figura odissea dell'eroe solitario ma è un quasi inerme Castel ("io vengo dal paese dove si nasconde la testa sotto la sabbia" dice ad un certo punto e "per usare la pistola dovrei avere un bersaglio grande come una casa per fare centro").
Alla fine farà giustizia in modo "ecologico" (non dico nulla altrimenti addio colpo di scena) se ne andrà via, tutti gli altri saranno morti e nel west abiteranno solo i fantasmi.

Indimenticabili le musiche di Mario Migliardi, tra Hendrix, Pink Floyd e Luciano Berio.

 

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