Da buon lettore e frequentatore di questo sito sono capitato a leggere non solo la "recensione" fatta da due giovinette alle quali non si possono imputare certi bugs musical-culturali (e si dovrebbe essere orgogliosi che anche certe persone meno avvezze a certa musica vengano in questo sito), ma ancora di più sono rimasto colpito da certe risposte talebane incapaci di affrontare un argomento in maniera seria, obiettiva, slegata da pregiudizi, anzi, dicendo enormi sciocchezze a sostegno delle proprie convinzioni (spesso non documentate).
E allora che ho fatto? Mi sono fatto fare una copia dell'album in questione (scusate se non posso commentare la parte grafica), ho visitato il sito del cantante, e mi sono fatto un'idea.
Ripeto, ho dimenticato per un attimo il passato della persona in questione, che ho seguito, lo confesso, come si può seguire un Baglioni, Max Pezzali o Antonacci.

Ebbene confesso di essere rimasto sorpreso. Sorpreso dal fatto che non è affatto quello che mi sarei aspettato da un cantante nella sua posizione. Il disco non è affatto ruffiano, non strizza l'occhio a nessun altro artista (difetto che in Italia hanno un po' tutti), e anzi, utilizza la musica, tutti i generi musicali come un regista utilizza qualunque epoca storica per realizzare i suoi film.
Ma ancora di più, non trovo nulla di ammiccante verso il pubblico di ragazzine fanatiche in esubero ormonale. In altre parole, un disco adulto.

E allora piccolo accenno ai brani.
- Maggese. Citazione beatlesiana fatta con i guanti (Penny Lane su tutti), ma garbata, con un testo equilibrato il cui concetto (ognuno di noi ha bisogno di una fase di calma per riprendere in mano la propria vita) è universale. Esplosivo il finale.
- Le Tue Parole Fanno Male. Potrebbe averla arrangiata Ennio Morricone. Anche qui il testo non è affatto banale, con buone immagini (forse anche citazioni che non conosco). Di certo è universale.
- Marmellata. Sono stato un amante di Baggio e Senna e mi è piaciuta la citazione. Forse il titolo sembra sdolcinato, ma chi ha convissuto almeno una volta percepisce ogni dettaglio ("ho spiegato ai vicini che tu non ci sei più...").
- Ancora Un Po'. Coraggiosi riff e testo molto aggressivo ("ballerina dei miei stivali, non sopporto culi artificiali").
- Sardegna. Quello che De Gregori non sa più fare. Molto equilibrio, molta malinconia, ma nessuna pretesa di saccenza.
- Quando Non Sai, Stavo Pensando Che Dio.... Senza infamia e senza lode. Ballads curate, la prima con alcune soluzioni musicali interessanti.
- Carillon. Commovente la voce di suo padre nella segreteria telefonica.
- Momento Silenzioso. Il tema della morte affrontato con sonorità abbastanza floydiane. Ariosa. Non certo pensata per le banalità radiofoniche. E neppure per le ragazzine che di certo non ne comprendono certi passaggi musicali.
- Linda&Moreno. Un duetto di pianoforti di pregevole fattura (lo dico dall'alto dei miei ormai 16 anni di pianoforte). Dove influenze e generi si intrecciano molto bene. Nulla di gratuito, compresa l'ottima registrazione.
Nel disco è presente anche una ghost track che la dice lunga sul fatto che non abbiamo a che fare con il Meneguzzi di turno, visto che i più esperti troveranno riferimenti di enorme scuola e spessore.

In conclusione.
Per uno come me che non compra un disco italiano da 30 anni è stata una piacevole sorpresa, se non altro per constatare che non tutto è come sembra di vedere e sentire anche nel campo della cosiddetta musica leggera. Non sono un utente di musica pop italiana, ma riconosco che si tratta di un disco fatto con serietà, impegno, competenza, e scritto bene. Mi auguro che qualche grosso cantante scopra la vena compositiva di Cremonini e si faccia scrivere qualche brano. Sarebbe un ottimo test. Lo sarebbe ancora di più se fosse cantato in inglese.

Chiudo dicendo alle ragazzine che hanno scritto la precedente recensione che è solo perché sbavano dietro un ragazzo che dal punto di vista artistico o della credibilità lo portano solo ad essere snobbato e non considerato. Anche se forse recensendo Cremonini siamo proprio ai limiti del genere che qui impera (il singolo di Elisa è veramente molto molto più italiano). Ripeto, un disco serio, banalizzato solo da una certa isteria.
Ne più e né meno come Paul McCartney ha sempre ricordato dei primi tempi dei Beatles. Guarda caso.

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