Perdere l'abitudine a scrivere è un pò come perdere il sonno: ti giri e ti rigiri tra le lenzuola cercando un pensiero che concili qualche ora spazientita di sano ronfare. Così come cresce l'inquietudine quando ascolti dischi belli come questo ed essere consapevole che non sei più così abituato a esprimere a terzi cosa ti sta trasmettendo.

Quindi, premesso ciò, partirò da constatazioni pure ed elementari: questo disco è vulcanico.

Lo si evince fin dalle prime battute, anzi fin da quelle prime note in levare di un sempre adorato e adorabile Freddie Hubbard in "Them There Eyes", subito susseguito dal sound inconfondibile del Maestro Joe Henderson. Insomma, Chaka anche se solitamente abituata a "altro", sembra sguazzare spensieratamente e perfettamente ad agio in un mare di swing fresco e moderno, accompagnata dalla indiscutibile "nobiltà del jazz": Freddie Hubbard e Joe Henderson, come detto, alla tromba e al sax, Chick Corea, che non ha bisogno di presentazioni, e -personalmente- una delle sezioni ritmiche più belle della storia, Stanley Clarke e Lenny White (basso e batteria). Un ensamble decisamente spumeggiante per riportare un po' di ossigeno ai polmoni dello standard jazz, fin troppo logori e logorati e quasi assopiti nel corso degli anni.

Una ventata di freschezza quindi, risultante a chiare lettere dalla stupenda "All of Me", riproposta nella alternative take che sembra quasi più bella e pimpante della prima, forse anche grazie all'intro di un inconfondibile Chick. Segue "I Mean You", dove spiccano gli arrangiamenti superbi e propulsivi che vedono coinvolti sezione di fiati, sezione ritmica, voce e l'intero ensamble.

I soli di quest'album si susseguono vispi, dinamici e pregni della personalità di ogni singolo esecutore: non sono presenti chorus interminabili d'improvvisazioni, che altro non fanno che allontanare l'attenzione dell'ascoltatore (che invece si ritrova inconsapevolmente catapultato e immerso in pieno nel beat dei brani). Anche in "I Love You Porgy", di gershwiniana bellezza e dolcezza, gli innovativi arrangiamenti e soli accompagnano mano nella mano la voce inconfondibilmente "black" di una ispiratissima Chaka Khan.

Nella title list segue "Take The A Train", che sicuramente sarebbe l'orgoglio del Duke se avesse l'occasione di ascoltare questo album; bello anche il solo di Chaka, poco ortodosso e sicuramente personalissimo, come sempre.

I brani seguenti, "I Hear Music" e "High Wire" sono ancora una volta una conferma al sound generale, dove tutti gli elementi che compongono tradizionalmente un'esecuzione di jazz (soli, arrangiamenti, tema, ecc...) confluiscono omogeneamente in un amalgama perfetto di modenità e tradizione.

Il pezzo finale è la bellissima ballad "Spring Can Really Hang You Up The Most", che vede protagonisti Chaka e Chick in duo in un'atmosfera magica e ricca di lirismo.

L'anno di nascita di questo capolavoro è il lontano 1982, ma chi lo direbbe? Una volta arrivati alle ultime note (compresa un' intervista a Freddie Hubbard e Chaka Khan aggiunta come bonus track), non si può non tirare un sospiro nostalgico e dolce, accompagnato da un sano e lieto sorriso di soddisfazione.

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