William Thomas Dupree è stato un pugile promettente (tanto che si era guadagnato il soprannome di "Champion") ma suonava anche il piano nei bordelli e per fortuna del blues decise di scendere dal ring e dedicarsi, anima e corpo, a questa seconda attività e nel 1940 cominciò ad incidere i suoi primi singoli.
Ma è nel 1958 che registrò il suo album d'esordio, questo "Blues From The Gutter", autentica perla che assicura a Dupree un posto nell'olimpo dei grandi bluesmen.
La formazione vede il nostro al piano e voce, l'ottimo chitarra Larry Dale (rivolgersi a Brian Jones dei Rolling Stones per ragguagli tecnici), all'alto sax c'è il jazzman Pete Brown e sempre dal mondo del jazz proviene la sezione ritmica, vale a dire il bassista Wendell Marshall e il batterista Willie Jones (che tra gli altri incise con un certo Thelonious Monk).
Champion, in questi dieci brani, mette in mostra (come spesso gli accade) un vocalizzo dall'intensità intima seconda a nessuno, un pianismo in stile boogie-woogie infuocato e quando lo richiede il pezzo, più riflessivo e profondo. Ma a stupire e ad avvolgere l'ascoltatore è l'eccellente coesione d'intenti tra i musicisti, gli impasti sonori nello stile New Orleans sono davvero eccellenti gli assoli sono spesso travolgenti; segnalo in modo particolare il solo di Dale in "Bad Blood (Think You Need A Shot)" e l'assolo con apertura trasognata di sax che si fonde successivamente in un intreccio infuocato con la chitarra nella fantastica "Evil Woman".
In tutto il disco non c'è un solo calo di tensione. Da evidenziare anche come alcuni testi, così diretti, furono un azzardo per l'epoca in cui furono scritti (tra droga, drogati e tubercolotici). Insomma, per farla breve (come è nel mio stile), in questo disco l'anima blues non sgocciola ma gronda incessantemente.
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