I Change, come ho gia accennato sulla recensione del loro primo album, "The glow of love", è stata una band Italo-Americana (cantanti statunitensi, musicisti e studio in Italia) di discreto successo dei primi anni '80, che proponeva musica R'nB/Soul sofisticata con influenze Disco Music ed elettroniche e che si teneva equidistante tra discoteca e la critica. Prodotti e capitanati dal manager guadalupeiano trapiantato a Bologna Jacques Fred Petrus, i Change avevano regalato al mondo gia dal primo album nel 1980, un insieme di canzoni raffinate, orecchiabili e sopratutto ballabili. Il successo, sia di pubblico che di critica, portò il navigato produttore a continuare l'avventura della band, facendo lievi modifiche allo stile e cambiando qualche vocalist. L'anno dopo, nel 1981, uscì "Miracles", forse il loro più omogeneo e raffinato album. I musicisti sono rimasti gli stessi: Mauro Malavasi alle tastiere, oggi produttore (ha prodotto anche Lucio Dalla), Davide Romani al basso e Paolo Gianolio ancora una (e per l'ultima) volta insieme ai Change con la sua chitarra. Le differenze di sound tra il primo album e il secondo sono, anche se non così radicali, molto aprezzabili. L'opera, al contrario del quasi pionieristico ed eterogeneo "The glow of love", è molto meglio amalgamata e più costante (anche se perde parte della dinamica presente invece nel primo album). In genere i timbri sonori utilizzati sono più ortodossi e la ritmica è più rigorosa. Luther Vandross viene rimpiazzato (all'ultimo momento) da James "Crab" Robinson. Il lavoro fu un successo. Non come il primo, ma singoli come "Paradise" o "Hold tight" sono diventati dei veri e propri cult, impossibili da non trovare in una serata revival anni '80. Il mio personale commento all'album? Un'opera da seguire e imitare, come il primo. Nulla è fuori posto e la precisione è assoluta. Altro che le batterie casinare e le chitarre marce alla Avril Lavigne. Questa è musica seria! Ora passo ad analizzare i singoli brani:
- Paradise: primo singolo dell'album, sostenuto da un giro di basso pazzesco (Romani ci da dentro alla grande), ha melodia orecchiabile, sintetizzatori "smooth" e un groove trascinante e meccanico. Si discosta un poco dallo stile dell'album, ma in questo caso non è affatto un crimine. Frankie Knuckles, storico DJ, la suonava nel suo locale, il "Warehouse", a Chicago. Successone.
- Hold Tight: ecco che con questo secondo e penultimo singolo (non brano, badate) si entra veramente nelle atmosfere dell'album. Voci riverberate, synth nebulosi e scivolosi, giro di basso onnipresente ma non pedante, groove regolare, atmosfere nebbiose, rullante in eco, tutto preciso e sincronizzato... quanto amo questa canzone!
- Your Move: che sorpresa, compaionogli archi (solo accennati in "Paradise"). E anche la chitarra finalmente accompagna il groove, con i suoi pizzicato stile funky. Pezzo ordinario fino alla metà. Poi comincia la parte più bella: l'assolo di sax (che bello) e tutto il resto è un accompagnamento musicale soave. Davvero difficile non digerirla questa canzone, anche per gli "Avrildipendenti".
- Stop For Love: primo e unico brano dell'album assolutamente non orientato alla pista da ballo per via delle ritmiche più tranquille e alla priorità data alle voci. Si fa aprezzare sopratutto la performance di James Robinson. Che talento, che falsetti!! Il sax accompagna anche quì il finale, un finale tranquillo e rilassante. Mi piace molto ciò.
- On Top: ecco che, dopo il moderato e il larghetto ci sta bene un bel vivace. Ecco quì "On top". Proprio per spiegare anche musicalmente il titolo "On top" la canzone presenta nel ritornello dei continui crescendo. E nelle strofe Davide Romani spinge il basso al limite proponendo degli slap in fretless che arrivano adirittura a sostituire la batteria alla ritmica. Il resto è in linea con lo stile dell'album e forse anche un po' più "in cima".
- Heaven: Terzo e ultimo singolo dell'album, e uno dei migliori brani che la band abbia mai proposto, almeno sotto il profilo tecnico. Il giro di basso si intreccia con il pizzicato della chitarra in un modo quasi irriconoscibile, dall'inizio alla fine, in loop, fornendo il groove che completa con la batteria un pezzo serioso, che viaggia sulle atmosfere aleggianti e sospese di "Hold tight". Certe sensazioni che si provano all'ascolto non possono essere scritte. Ve ne consiglio VERAMENTE l'ascolto.
- Miracles: questo si che si chiama pezzo di chiusura! La canzone, sotto il profilo melodico e romantico, più bella dell'album. E' ideale ascoltarla pensando alla persona amata. Romantica e leggera come poche canzoni mai scritte (dico sul serio), si presenta con una chitarra spensierata, un glockenspiel che tintinna nel ritornello, un'armonia disarmante. Anche questo un brano difficilmente descrivibile solo scrivendo. Bisogna ascoltarlo.
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