A distanza di pochi mesi dalla loro demo d'esordio, i Chaos Among Nameless si ripresentano con il loro primo vero EP della loro carriera. E bisogna dire che i nostri sono riusciti a fare un bel passo in avanti, e molto probabilmente la loro primissima uscita discografica, alla luce di questa qui recensita, meriterebbe qualcosa in meno.
Il loro brutal death si è ispessito, nelle strutture ritmiche e nel chitarrismo, mostrando una maggior perizia tecnica e con idee molto più solide e chiare che in passato. Nota di merito per la produzione, finalmente potente, nitida, fredda ma tagliente, che conferisce al lavoro un feeling vagamente industrial (benché il gruppo non ricorra ad effettische elettroniche o campionamenti metallici di nessun genere).
Se i vecchi pezzi della loro demo erano facilmente riconducibili ad un death metal abbastanza tradizionale e grezzo, in questo mini-cd i Chaos Among Nameless si avvicinano alla sensibilità musicale estrema di nuova generazione, quella del post-metal/core che fa tanto breccia nel cuore delle nuove generazioni. Le strutture ritmiche e chitarristiche dei brani sono complesse e frammentarie, ricche di tecnicismi (vedi l'intro di "Gardener's Love") e che non disdegnano nemmeno tempi dispari (come mostrano certi passaggi nervosi, secchi e Dillingeriani di "Despondency In Outrage" e di "Sick(s) Years Underneath", di cui la coda finale riecheggia i Meshuggah di "Nothing"). Ed è proprio qui che risiedono al tempo stesso il pregio e il difetto maggiore del lavoro: se da un lato i brani risultano vari ed imprevedibili, dall'altro è giusto dire che non sempre i cambi di tempo sono ben collegati tra loro, risultando in qualche modo forzati ed incastrati in modo che la canzone non prosegua in maniera "naturale". Ciò probabilmente è dovuto a causa di uno sfoggio di tecnica eccessivo che rende certi passaggi troppo confusionari e poco memorizzabili. Difatti i pezzi che girano meglio sono proprio quelli più lineari e spogli da virtuosismi, in particolare "You Better Stop Eating Hamburgers Before He Devours You", di cui i riffs "gommosi" della seconda parte richiamano i Meshuggah del celebre "Chaosphere".
Il songwriting può ancora migliorare: certi riffs tendono a passare un po' in secondo piano rispetto ad altri con più tiro e groove, e questo succede soprattutto nella parte centrale di "Gardener's Love". Un altro appunto che si può fare a questo ep d'esordio è forse il suono della batteria, che tende ad essere un po' "soffocato" dagli altri strumenti: con un suono così tagliente ed incisivo sarebbe stato preferibile mettere lo strumento più in evidenza, in molto da risaltare meglio i passaggi ritmici.
In ogni caso, questo EP segna un deciso punto d'arrivo per la band bolognese, non privo di difetti, certo, ma risulta meglio congegnato e funzionante rispetto alla demo "Incarnation" e lascia ben sperare in attesa del primo full-length.
Per i curiosi segnalo il MySpace della band (www.myspace.com/chaosamongnameless) dove potete sentire in anteprima alcuni pezzi dell'EP.
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