Vorrei dire alcune cose riguardo al "lavoro" che sto facendo su questo album: la prima è che non si tratta di una recensione, la seconda è che sicuramente qualcuno non si troverà (forse anche giustamente) daccordo, la terza non la so.
Come non so chi conosce questi Charalambides, che pubblicano la loro prima opera universalmente conosciuta nel 1992, "Our Bed Is Green"; i nostri sono Market Squame, Tom Carter, Christina Carter, Heather Leigh Murray; quest'ultima subentra in quest'ultimo lavoro a Jason Bill. Il lavoro risale al 2004 e viene realizzato con l'etichetta Kranky.
Non mi piace parlare delle sensazioni paradisiache e delle visioni poetiche che forme di arte come la musica suscitano in me; i motivi di questo approccio da me seguito sono diversi:
- non sono bravo con le parole (anche se mi ritengo un ottimo ricevitore di emozioni)
- con le parole, a volte, si rischia di rovinare tutto
- con le parole non si può spiegare ogni cosa
I Charalambides fanno musica; parlando di degeneri potrei dirvi un pò di blues, un pò di classic rock, ma soprattutto psichedelia allo stato puro. Scusatemi ma non so veramente che dirvi, l'ascolto mi ha lasciato totalmente indifferente; continue cantilene (vi propongo il primo brano "Here Not Here", dove già il titolo vi da un'idea di a cosa andate incontro) viaggi spaziali, urbani, ambientali, strazi, urli, lamenti, suoni graffianti, rumori accarezzati; un macello...
Questo disco, a differenza della critica specializzata (io proprio non lo sono!), a me non piace, ve lo dico con cristallina sincerità, anche se con la stessa sincerità apprezzo estremamente il loro lavoro per la loro onestà artistica, l'originalità della proposta. Dovete sapere che non ho mai fatto uso di LSD; dopo aver ascoltato questo album mi sono posto una domanda: qualche droga da viaggio potrebbe aiutarmi ad amare questo album? Forse sì, forse no.
Spero di avere generato in voi un po' di interesse e tengo a precisare che non è un lavoro scadente, ma che A ME, semplicemente non tocca così tanto.
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