Prima di raccontare di questo romanzo dello scrittore Charles Sheffield, faccio una divagazione e dedico una menzione particolare per quello che riguarda i registi che considero tra quelli fondamentali nella storia del cinema al mitico Robert Altman. Sì, lo so che apparentemente questa cosa non c’entri nulla con l’opera che adesso vi vado a rappresentare, ma invece sì. Sono chiaramente molte le ragioni per le quali Altman è considerato un maestro ma una sua abilità particolare mi ha sempre colpito più di tutte: la capacità di mettere sulla scena una quantità molteplice di protagonisti e di riuscire a definire bene ciascuno di questi per quello che è il suo carattere e il suo ruolo nelle dinamiche della storia raccontata e come alla fine, nel compiersi di una specie di destino inevitabile, tutte le storie finiscano con l’incrociarsi perché poi alla fine è forse questa la verità: la sostanza che mantiene in piedi la nostra società e conseguentemente anche delle opere cinematografiche così piene di contenuti.

Secondo questa visione il cuore di una storia è dato proprio tra le caratteristiche di tutti i protagonisti e dalle relazioni che questo stringono tra di loro. Se poi si riesce nel frattempo anche a raccontare una bella storia allora il miracolo è compiuto e significa che ci troviamo davanti a un autore veramente bravo.

E Charles Sheffield era sicuramente tutto uno degli autori più bravi della sua generazione e che è stato particolarmente produttivo negli anni novanta gli anni in cui ha dato vita al cosiddetto ‘Heritage Universe’, l’universi degli ‘Artefici’ in cui ha ambientato uno dopo l’altro cinque voluminosi romanzi di cui l’ultimo, quello ‘conclusivo’ è questo ‘Resurgence’ pubblicato postumo nel 2003. Per la verità in effetti, proprio perché l’autore è prematuramente scomparso nel 2002, non sapremo mai se il romanzo avrebbe avuto un seguito. Va detto del resto che pure trattandosi dell’ennesimo capitolo della serie carico di contenuti fantascientifici e con riflessioni attinenti il campo della archeologia, la fisica spazio-temporale (in particolare per alcune sue considerazioni sul volo nello spazio) e le relazioni socio-psicologiche, 'Resurgence' si configura comunque come l'ennesimo capitolo di una space opera avventurosa e il cui finale resta comunque aperto a quelli che sono inevitabili possibili seguiti e che avrebbero potenzialmente potuto essere anche infiniti.

Chi sono gli ‘Artefici’? Questa è una domanda che dovreste rivolgere a Darya Lang, una delle protagoniste della serie, forse il protagonista principale perché in qualche modo è lei che tiene unita poi attorno a sé una varietà incredibili di personaggi. Darya Lang è una studiosa di archeologia e nessuno ha studiato e sa che cosa siano gli Artefici e i loro manufatti meglio di lei in tutto il braccio di Orione. Professoressa presso l’Università più importante del ricco pianeta denominato Porta della Sentinella, Darya Lang ha studiato gli Artefici per tutta la vita e ha avuto modo di studiare da vicino oppure dal di dentro i loro manufatti durante avventurose quanto incredibili esperienze (difatti alcune sue tesi, nonostante la sua reputazione sua unanime e riconosciuta, sono oggetto di discussione data la mancanza di prove concrete) la cui collocazione e esistenza - prima di una improvvisa loro scomparsa raccontata nel romanzo precedente e negli antefatti di ‘Resurgence’ - risale a tre milioni di anni prima i fatti raccontati nei romanzi.

La natura dei cosiddetti ‘manufatti’ era comunque per lo più ignota e misteriosa, apparentemente incomprensibile e ogni nuova scoperta aprica nuove questioni e nuovo dibattiti tanto che alla fine tante domande restano senza risposta. Chi erano gli Artefici? Che fine hanno fatto? Perché hanno lasciato quei manufatti e per quale ragione questi sono poi scomparsi? L’unica cosa su cui tutti sembrano convenire è che gli Artefici abbiano avuto un ruolo determinante nella colonizzazione dello spazio da parte degli umani e delle altre specie aliene che abitano il braccio di Orione e il resto della galassia.

A quanto pare come detto tutti i manufatti sarebbero scomparsi ma alcune vicende porteranno Darya Lang a riunirsi con i suoi vecchi compagni di avventura, in primis l’avventuriero e rivoluzionario e inquieto Hans Rebka, salvato in extremis da un'esecuzione capitale, e il pilota e contrabbandiere Louis Nenda a bordo della sua astronave Have-It-All e con il suo equipaggio composto da alcune delle specie aliene più eccentriche, particolari e rare dell’intero universo, due storici rivali perché entrambi in qualche maniera innamorati dell’archeologa, che corrisponde i sentimenti del primo e sfugge ma coccola il secondo, cui evidentemente basta la sua sola vista per lanciarsi in spedizioni pericolose. Senza considerare il fatto che entrambi come si è capito, hanno qualche problema con la legge e allora se vengono convocati da una personalità importante come il consigliere etico Julian Gravesin persona bisogna per forza accettare qualsiasi cosa questo vi commissioni. Non mancheranno ovviamente anche in questo capitolo altri personaggi storici della serie come il supponente robot incarnato E.C. Tally.

Alla base di questa ‘reimpatriata’ ci sarebbe secondo il consigliere Julian Graves la comparsa di una nuova forza minacciosa e distruttrice e che dal braccio Sag, dalle stelle del Sagittario, minaccia l’intero universo. Non è ben chiaro quanto tutto questo abbia a che fare con gli Artefici e una loro possibile ricomparsa ma le esperienze precedenti hanno insegnato a Graves che nessuno meglio dell’esperta Darya Lang e quella strana combinazione di avventurieri potrebbe portare a termine la missione. Neppure i giovani addetti alla sicurezza imbarcati a bordo e che anzi alla fine avranno qualche cosa da imparare da avventurieri più navigati e che cresciuti in realtà difficili hanno sperimentato sulla loro pelle cosa significhi sopravvivere.

Ancora una volta le vicende che seguiranno la spedizione saranno assolutamente imprevedibili e al confine tra l’assurdo e la speculazione scientifica. In ogni caso molto spesso al di là di ogni regola conosciuta della fisica e per questo fenomeno tali da potere essere interpretati solo dal gruppo nella loro interezza. Quello che apparentemente è un manipolo di desperados e una specie di Armata Brancaleone ma che invece è uno dei più grandi gruppi di avventurieri e conoscitori della galassia in ogni suo aspetto che la storia della letteratura contemporanea di genere ci ha voluto raccontare.

Peccato che la serie si sia praticamente conclusa con questo romanzo e che i tanti quesiti e le tante domande senza risposta siano destinati a rimanere tali quando proprio fino all’ultima riga invece Darya Lang ci appare ancora assolutamente determinata a imbarcarsi nuovamente e partire verso l'ignoto per andar fino in fondo alla questione. Gli Artefici sono del resto la sua vera ossessione e la materia cui ha dedicato tutta la sua esistenza. Ma se la morte di Charles Sheffield si porta via anche tutta una serie di misteri irrisolti, da l’altro lato è innegabile che egli ci abbia consegnato incredibili avventure e che in eredità ci lasci proprio la tempra e la decisione e il grande carattere della dottoressa Lang che sono un grande esempio per tutti e evidentemente stando ai comportamenti di Hans Rebka e Louis Nance e le rispettive emissioni di feromoni, anche un motivo valido per cui rischiare la vita.

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