Cosa può succedere mettendo insieme, dopo più di 30 anni di separazione, per quattro giorni in uno studio di registrazione domestico due giganti dei rispettivi strumenti e due dei più grandi improvvisatori viventi? La risposta è il disco che ho tra le mani in questo momento.
Il pianoforte di Keith Jarrett e il contrabbasso di Charlie Haden si incontrano qui dopo una lunga interruzione (l'ultima collaborazione tra i due risale all'acclamatissimo "American Quartet" sciolto nel 1976) ma sembra veramente che questi anni non siano affatto trascorsi: i due disegnano atmosfere musicali dall'alto delle rispettive esperienze accumulate in carriere decennali arrivando ad una comune visione della musica mprodotta.
Si tratta di un lavoro registrato all'impronta, senza nessuna preparazione a monte e che testimonia una (ormai) rara capacità di fare musica senza la necessità di affermare niente, lontani da qualsiasi urgenza di innovare, sperimentare e sorprendere. A spiccare dunque non sono per una volta i virtuosismi ma il gusto per la melodia, per la cura del suono, per la gestione dei silenzi e, su tutti, il gusto di creare qualcosa insieme.
Quattro punti di forza di questo lavoro:
1. la scelta del repertorio che attinge al songbook americano tra brani più o meno noti esplorando nel contempo territori inaspettati;
2. l'attenzione per il suono tipica di casa ECM è qui portata avanti splendidamente senza che arrivi ad apparire una ricerca fine a se stessa;
3. la forza di una musica che ci suggerisce ad ogni nota il coinvolgimento emotivo dei musicisti (come non essere di tanto in tanto scossi dalle incursioni vocali spesso strazianti dello stesso Jarrett?);
4. l'assoluta compatibilità dei due musicisti porta ad un equilibrio ineguagliabile: il carattere riflessivo di Haden riesce in qualche modo a dominare l'irruenza di Jarrett (provate a confrontare le sue esecuzioni su Jasmine con gli esiti densissimi raggiunti nel trio con Peacock e DeJohnette); la formazione è assolutamente orizzontale e il ruolo di primo piano tra i due musicisti si scambia in maniera soprendentemente naturale.
Tirando le somme un disco da ascoltare e riascoltare senza paura di annoiarsi, con la sicurezza di uscire da ogni ascolto con un nuovo bagaglio di sensazioni. Unico avviso ai naviganti: da ascoltare solo con adeguata predisposizione mentale... per intenderci non è musica da "piedino che batte"!.
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