Charlie Kaufman 61 anni, ad oggi, è considerato uno dei personaggi più autorevoli ad Hollywood. Ed è proprio nell’aggettivo testè enunciato che siamo d’accordo e possiamo senza indugio attribuirgli la palma di Autore. Autore di cinema.

Venuto alla ribalta come sceneggiatore per “Essere John Malkovich”, “Il Ladro di Orchidee” ed il film di culto “Se mi lasci ti cancello” (ma non dite il titolo in italiano, vi guarderanno in modo malevolo, dal capish più splendente al più bifolco cinemaro tutto coca sgasata e pop corn) passa alla regia nel 2008 con “Synedoche New York”, dirige “Anomalisa” nel 2015 fino ad arrivare al film in oggetto “I’m Thinking of Ending This” del 2020, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo dello scrittore canadese Ian Reid ed uscito direttamente sulla piattaforma streaming di Netflix.

Sto pensando di farla finita. Questo rimugina Lucy (Jessie Buckley – Chernobyl) tra sé e sé mentre è in macchina col suo ragazzo Jake (Jesse Plemons The Irish Man) conosciuto appena 6 o forse 7 settimane fa. Stanno andando in una fattoria ove vivono i genitori di lui, fuori fa freddo e nevica…

Raccontare oltre l’incipit diventa difficile. Il film non segue una trama lineare, né nello spazio, né nel tempo. È permeato da un’aura (un’aura nera) che trasmette disagio, inquietudine, un sottile senso di angoscia e inadeguatezza. È un andamento scomodo, nauseante, viene in mente il mar di mare o più semplicemente, la perdita dell’orientamento. A tratti, se non sapessi nulla dell’autore, potrebbe sembrare di stare ad assistere ad un horror, ma non è affatto così. È un film simbolico, poetico, filosofico, direi quasi “pessimistico” se non fosse che sono pessimista anche io… (fate attenzione ai dialoghi, soprattutto in macchina).

È dunque uno di quei film che cerchi di “capire” ma sarà inutile perché svelerà le sue carte solo alla fine, sebbene rilasci nel suo svolgimento alcuni “indizi” ma tu, come spettatore, li riconoscerai come tali solo alla fine (se sei abbastanza sveglio, è chiaro). È il tiico film, che se t’è piaciuto un minimo, vorresti rivedere, non fosse altro per poter dire “ah! …ecco perché poi…”.

Ci troviamo senza dubbio di fronte ad un’opera complessa, affascinante, a tratti farraginosa, o meglio “plumbea” ma senza dubbio originale, come il suo Autore, appunto.

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