All'inizio pensavo di dare una cadenza e di rendere il tutto molto professionale. Molto professionale. Una recensione ogni otto giorni. Sì, e poi alternati: un disco - un film - un disco - un film - pappamoscia - un disco - tosto - tosto - pappamoscia - tosto - PAPPAMOSCIA. Poi l'istinto mi ha detto "ale fanne una" e ne ho fatta una. Non una recensione. E ho abbandonato l'idea mentre sfogliavo il dizionario alla lettera r per leggere la defizione di recensione. Questo per restare in termini confidenziali, per dire che di tante cose vorrei cantarvi ma ho poco propoli e molto mal di gola.
In tutto questo marasma di dischieventiconcertifilm ho scelto a caso e naturalmente anche male ma non importa, The one I love ha in un certo senso spaccato. Tanto per loglineizzare:
Una coppia in crisi si affida al suggerimento del loro terapista: una vacanza in una deliziosa casetta fuoricittà autrice di miracolose resurrezioni di coppia. Arrivato qui faccio un passo indietro e penso che non sia il mio territorio, o comunque di non essere dell'umore adatto. Quando entro, invece, non riesco più ad uscire. Una commedia grottescosurreale, con due soli attori, che per di più recitano la parte della coppia: se mi acchiappa per tutta la (breve) durata del film, sta sicuramente parando da qualche altra parte.
Infatti è tangibile la sensibilità con cui viene affrontato il tema dell'abitudine, della routine in una coppia, o comunque lo spegnersi della fiamma. Tutte parole che a metterle nella stessa frase mi sento quello psicologo con la faccia da minchia che andava da costanzo, e che era un mix tra Pasolini e Massimo Ranieri. Però è vero. Che è tangibile, dico.
Comunque sia io una possibilità gliela darei: la piega surreale che prende è geniale, i due attori sono in gran forma, la fotografia plasticosa è a tema con le emozioni che i due protagonisti attraversano cercando di identificarsi nel trambusto dello sdoppiamento di identità. E lui è Mark Duplass e sto sguardo tarantiniano mi ispira simpatia.
Carico i commenti... con calma