"Avverse alla fama personale, abbiamo usato gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell; tale ambigua scelta è stata dettata da un sorta di scrupolo coscienzioso nell'assumere nomi cristiani maschili, poiché non ci andava di dichiarare di essere donne, perché avevamo la vaga impressione di essere valutate con un certo pregiudizio; avevamo notato il modo in cui i critici usano per i loro castighi l'arma della personalità, e per la loro ricompensa le lusinghe, che non costituiscono vera lode."

Questo è ciò che scrive Currer Bell, sotto le cui spoglie si nasconde Charlotte Brontë, nella raccolta di poesie pubblicata congiuntamente alla sorelle Emily (Ellis) e Anne (Acton) nel 1846. Meglio non poteva esprimere la modestia naturale delle "Brontë sisters" e soprattutto di come la figura della donna scrittrice fosse malvista già nella prima fase dell'Inghilterra vittoriana (Victoria era salita al da 10 anni soltanto e avrebbe regnato per altri 54). I critici non vedevano di buon occhio dunque la donna che scrive, considerata moralmente ed intellettualmente inferiore rispetto all'uomo.

L'anno seguente alla pubblicazione del volume di poesie, le sorelle decisero, con gli stessi pseudonimi, di pubblicare un romanzo a testa. I risultati furono irrisori (due copie vendute nel 1847), ma i lavori vennero comunque notati dalla critica, che sospettò che sotto gli pseudonimi si nascondessero in realtà tre donne, e che sentenziò che due dei tre romanzi avevano una trama alquanto debole (Agnes Grey e Jane Eyre).

 Delle sorelle Brontë, oggigiorno la più famosa ed acclamata è indubbiamente Emily, per il suo capolavoro Wuthering Heights, Cime Tempestose, rivalutato verso la fine nel XIX secolo. Ai tempi invece dei tre fu "Jane Eyre" il romanzo di maggior successo.

 La protagonista del romanzo è appunto l'orfana Jane Eyre, cresciuta dall'ostile zia e mandata alla scuola di Lowood, ove le alunne vengono trascurate e maltrattate. Jane Eyre diventa un'istitutrice accetta di lavorare a Thornfield Hall, presso il nobile Mr. Rochester, del quale si innamora. Decidono di sposarsi, ma sull'altare si viene a scoprire che Rochester è già sposato con la pazza Bertha Mason. Jane lascia Thornfield Hall, che di lì a poco verrà rasa al suolo da un incendio causato dalla pazza: Rochester rimane ferito cieco, provocando la compassione di Jane, che lo ama ancora, e acconsente a sposarlo. Rochester riacquista il dono della vista proprio quando nasce il loro primogenito.

 Per molti aspetti, "Jane Eyre" è un romanzo impregnato di molti elementi autobiografici: l'infanzia passata in una rigida scuola per istitutrici dalle condizioni disumane (parallelismo fra Lowood e la terribile Cowan Bridge, dove le sorelle Brontë furono mandate), la figura stessa della povera insegnante (mestiere di Charlotte Brontë), l'amore per un uomo di condizione più alta (come il marito di Charlotte, Arthur Bell Nicholls).

Quest'opera può essere considerata, per la sua struttura compositiva, come un punto di legame fra la tradizione gotico-romantica del primo Ottocento inglese e l'ideale di Victorian Novel che si svilupperà poco dopo. Gli elementi gotici si manifestano nelle strane apparizioni di Bertha Mason, tenuta nascosta da Rochester in soffitta, ma che a tratti sfugge dalla sua stanza e si manifesta come uno spirito, mentre il filone romantico è garantito dall'intreccio, basato principalmente sulla storia d'amore fra Rocheter e Jane Eyre. Si profila comunque già un'idea di personaggio molto differente da altre scrittrici dell'epoca, come Jane Austen per citarne una: l'eroina Jane Eyre è già molto più conforme all'ideale vittoriano, meno frivola e più appassionata e sicura di sé. Quest'opera può dunque già essere connessa come una buona premessa agli scritti di Stevenson, intrisi di una vena psicologica, ma con uno sguardo concentrato prevalentemente verso la tradizione.

Ultimo dato, ma non meno importante, a livello di puro diletto di lettore, devo dire che questo romanzo è secondo solo a "Wuthering Heights": si legge che è un piacere, complice la maestria nella narrazione di Charlotte e il suo stile scorrevole. Forse aleggia un po' troppo un'atmosfera di tristezza, caratteristica di tutte e tre le sorelle Brontë, dovuta principalmente ad un'infanzia non troppo felice passata a Cowan Bridge, la terribile scuola dove vissero per anni in condizioni pietose, malnutrite e al freddo, cosa che renderà tutti i Brontë cagionevoli di salute.

 La sorte volle che Charlotte fosse la più longeva delle sorelle Brontë: morì per debolezza dovuta al suo stato di gravidanza nel 1855, a soli 38 anni di età, dopo aver visto morire la madre nel 1821, le sorelle maggiori Maria ed Elizabeth nel 1825, l'unico fratello (e pittore) Branwell ed Emily nel 1848, infine Anne nel 1849. Cosa può esserci di più triste? La sorte del padre, il reverendo di origini irlandesi Patrick Brontë, che morì nel 1861, alla veneranda età di 84 anni, avendo visto perire tutta la sua famiglia.

Vorrei infine segnalare il film Jane Eyre di Franco Zeffirelli del 1996, forse la rappresentazione più degna del romanzo, interpretato magistralmente da una giovane Charlotte Gainsbourg.

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