Difficile vederti, cara R.
Difficile scorgere il tuo profilo in mezzo a questa fiumana di gente... il tuo fragile volto è riflesso su mille altri volti, le tue labbra su mille altre labbra, i tuoi bellissimi capelli neri su mille altri capelli. Questo continuo gioco della mia mente è soltanto la voglia di ricordarti sin nei minimi particolari, di rimanere attaccato alla tua immagine: di rimanere in vita anche. Chi non ha mai provato questa sensazione?
La gente, questa folla informe di corpi appiattisce e annulla me e te R., ci rende indifferenti l'un l'altro: i colori sbiadiscono e il tutto si trasforma in un film in bianco e nero visto centinaia di volte... tutto scompare, i luoghi si svuotano, gli occhi si spengono, il sole si offusca, mentre io e te ci allontaniamo ognuno con il suo carico di domande e lacrime.
L'unico spettatore di tutto ciò è un gatto nero, presenza silenziosa e in disparte. I suoi occhi sono due perle dorate, unica fonte di luce in questo dipinto grigio; insieme a lui, due altri gatti neri pronti ad iniziare il loro sabba in tuo onore, R...

Se è difficile vederti, allora mi abbandono al ricordo e sto ad ascoltare....

I tre piccoli animali incominciano a suonare, e subito l'ambiente circostante si trasforma: la loro musica assume le sembianze di un viaggio interiore, fatto di ricordi e pensieri trasfigurati in note vive. Un gatto (Michele Cavallari) suona delicatamente con le sue morbide zampette un pianoforte e dei sintetizzatori, un altro (Luca Fogagnolo) pizzica con la folta coda il suo contrabbasso e il basso elettrico mentre il terzo (Giuliano Ferrari) muove i baffi al ritmo tranquillo ma ben sostenuto della batteria. Il loro miagolio è completamente diverso da tutti gli altri gatti: gli Chat Noir amano il jazz, ma non tanto quello "fumoso" e caldo dei club ma più che altro quello di matrice nord-europea, freddo, evocativo, dilatato e più melodico. A dispetto del loro nome, una vera e propria fortuna per le nostre orecchie.
Da bravi gatti quali sono, se ne fregano di tutto ciò che accade intorno a loro, non volendo appartenere semplicemente ad un solo genere, ma facendo le fusa sia ad un certo rock (di matrice post, principalmente) sia soprattutto all'elettronica più atmosferica e ambientale.

Il risultato di questa personalissima alchimia è il loro terzo disco, "Difficult To See You" del 2008. "Vecchio" e "nuovo", passato e presente si rincorrono e si danno la mano nella musica del trio, contribuendo a modificare di continuo, traccia dopo traccia, i nostri stati d'animo: "Rovine circolari"  fa a pezzi la nostra anima, dandoci il benvenuto in un'atmosfera inquieta e irreale (grazie anche ad una chitarra continuamente dilatata in sottofondo), cullandoci poi con una ninna-nanna dal sapore elettronico; "Plateau", con la sua dolce e semplice melodia di pianoforte, vi colpirà al cuore, esattamente come gli ormai lontani occhi di R. I mici ci hanno in pugno, e più osserviamo i loro movimenti più ne rimaniamo ammaliati: dai tredici minuti di "Crisi di assenza" (con alla tromba un altro gatto, Gianluca Petrella), alle pennellate astratte ed elettroniche di "Creative Chaos", sino all'emozionante e tumultuoso finale in crescendo di "To Build A Fire", è un continuo susseguirsi di musica mai fine a se stessa, ma che ha sempre bene in mente un unico obiettivo, ovvero emozionare l'ascoltatore tramite tutti i linguaggi che la musica parla.
L'ultimo fantastico brano, "The Snail", con il suo incedere lento e malinconico, ci congeda da questo nostro sogno in bianco e nero sporco di pioggia, a suon di violoncello e pianoforte (dove si possono sentire anche certi echi chopiniani).

I tre gatti italiani hanno finito di suonare, piano scivolano nell'ombra, guardandoci sornioni e compiaciuti. Sanno che ci hanno sconvolto nel bene o nel male, e che semplicemente non volevano dimostrare niente a nessuno: gli unici che devono dimostrare a se stessi di saper sopportare il peso delle loro emozioni siamo noi.
...non è vero R.?

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