61 anni d'età, 42 di carriera. 3 Golden Globe, 3 Billboard Music Award, 2 Echo Award, 2 World Music Award, 1 Oscar come Miglior Attrice Protagonista ("Moonstruck - Stregata Dalla Luna") più una serie interminabile di altri premi e riconoscimenti (Cannes Film Festival, Women's World Award eccetera).
Icona americana, ininterrottamente sulla cresta dell'onda dal 1965, dapprima in coppia con l'allora marito Salvatore "Sonny" Bono poi come solista. Cantante, attrice di cinema e teatro, personaggio televisivo, personalità politica ed impegnata in iniziative umanitarie, regina del gossip. Questo e molto altro è Cher, una delle più famose, camaleontiche, poliedriche artiste della storia contemporanea. Il "Living Proof - The Farewell Tour" è il giusto riassunto di tutto questo. Una vera e propria celebrazione della quarantennale carriera di un'artista che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica e non solo, che ha cambiato il modo di concepire le arti moderne. E dire che aveva iniziato in sordina, a soli diciannove anni come sostituta corista per il grande Phil Spector.
Fu subito notata per la sua voce particolare, molto bassa e calda, e le fu proposto di incidere dischi come solista. Era troppo timida, la giovane Cherilyn, metà nativa americana (Cherokee) e metà armena, aveva troppi complessi per il suo naso aquilino, i suoi denti imperfetti e la sua immagine da "piccola squaw" che in quegli anni strideva col modello patinato stile Marilyn Monroe o Jane Mansfield che andava per la maggiore. Fu per questo che Sonny, allora collaboratore e apprendista presso Spector, le propose di cantare in coppia, coi nomi d'arte di Ceasar & Cleo. Le prime demo passarono in sordina, fino a quando il genio musicale di Bono concepì «I Got You Babe», ormai divenuta un simbolo degli anni Sessanta. Fu così che la giovane Cher e il suo fidanzato (e presto marito) Sonny furono catapultati nello star-system americano, inanellando un successo dietro l'altro, con canzoni del calibro di «The Beat Goes On» o «A Cowboy's Work Is Never Done».
Vennero poi pubblicati pezzi in cui Cher finamente cantava come solista: ricordiamo titoli come «Bang Bang - My Baby Shot Me Down», «All I Really Want To Do», «Half Breed» e tantissimi altri. Era la seconda metà degli anni Sessanta, Cher era giovane, timida ma piena di grinta. Quarant'anni dopo la ritroviamo ancora sul palco. La sua grinta, la sua vitalità sono sempre le stesse. Solo sono scomparse la timidezza, la goffagine e... la caratteristica gobbetta sul naso. Cher ha però saggiamente deciso di lasciare le scene quando ancora è in forma fisica e di continuare ad incidere dischi ma senza più apparire in esibizioni live: meglio lasciare un'immagine di sé vitale piuttosto che accanirsi a voler apparire anche quando ormai il fisico non regge più. Per questo è stato concepito il Farewell Tour.

Il concerto si apre con un omaggio agli U2 e una versione più ritmata ed energica di «I Still Haven't Found What I'm Looking For». L'ingresso della diva è, come immaginabile, spettacolare. Vestita da regina siberiana, con una maestosa pelliccia e una parrucca biondo platino, Cher viene calata sul palco su un enorme lampadario. Tolta la voluminosa pelliccia, la sessantenne ex-ragazza prodigio rimane con in dosso un minuto e trasparentissimo abitino di lustrini e paillettes che mette in evidenza un fisico tutt'altro che appesantito dagli anni e ancora tonico e atletico, a dispetto degli anni (grazie sicuramente all'attività fisica e quella chirurgica). Il concerto parte subito a ritmi serrati: la seconda canzone è «Song For The Lonely», dall'ultimo album, pezzo dedicato alla strage dell'11 settembre. Segue il primo intermezzo con uno spassoso monologo della diva in cui si lascia andare a considerazioni poco esaltanti per le "nuove leve" quali J-Lo e Britney Spears, dicendo «There's all these young girls that are coming to take... well they're not gonna take my place, but they're gonna take somebody's place» e, armata di frustino da cavallerizza, invita le giovani artiste a seguire il suo spettacolo: «follow this you bitches», dice loro. Seguono tre grandi successi: «All Or Nothing», «I Found Someone» e «Bang Bang - My Baby Shot Me Down» nella versione rivista e corretta in collaborazione coi Bon Jovi.
A questo punto abbiamo il secondo intermezzo, fatto di filmati storici in cui vediamo Sonny & Cher nei loro show e nelle loro apparizioni d'epoca che commuovono ed emozionano gli spettatori più agé. Dall'ombra emerge poi una Cher vestita e pettinata esattamente come 40 anni fa per interpretare «All I Really Want To Do», suo primo singolo da solista. Seguono altri successi del passato, ossia «Half Breed», «Gypsies, Tramps & Thieves», «Dark Lady» e «Take Me Home», che si conclude con una sorta di strip-tease da parte del corpo di ballo. Segue un'accorata e sempreverde «The Way Of Love» a creare un'atmosfera romantica, con la diva che sfoggia un sensuale abito viola.
Segue un secondo intermezzo che comprende varie performances di Cher assieme ai più grandi artisti della seconda metà del Novecento, coi quali ha collaborato durante la sua lunga carriera, come Lily Tomlin, Tina Turner, Elton John, Michael Jackson, e poi una carrellata della sua straordinaria carriera cinematografica con spezzoni e piccoli trailers di alcuni dei suoi film di maggior successo (ricordiamo tra gli altri "Silkwood", "Dietro La Maschera", "Le Streghe di Eastwick", "Stregata Dalla Luna", "Un Te Con Mussolini"). Vestita di jeans e casacca bianca, Cher ricompare in scena per interpretare «After All», in duetto con Paul Mirkovic, tastierista. Da questo punto in poi è un tour-de-force fino alla fine dello spettacolo, con in sequenza «Just Like Jesse James», «Heart Of Stone», «The Shoop Shoop Song - It's In His Kiss». Giusto il tempo di cambiarsi d'abito ed indossare il caratteristico "chiodo" con body ridottissimo ed arrivano poi «Strong Enough» e la mitica «If I Could Turn Back Time».

Il concerto si conclude con Cher che, sotto una pioggia di berretti da marinaio (citazione al noto video della canzone) ne raccoglie uno da terra e dopo averlo indossato lo lancia al pubblico. Unico bis, quello che forse è il più grande successo della diva: «Believe», con una Cher luccicante e patinata più che mai, scatenata che balla assieme al suo corpo di ballo e trascina la folla verso la conclusione di quello che è forse uno dei più grandi, imponenti, faraonici concerti della storia della musica. Luci, colori, scenografie, costumi, parrucche, balletti, fuochi pirotecnici accompagnano una Cher in grande, grandissima forma, ancora bellissima e in grado di interpretare dal vivo canzoni anche molto difficili senza mai una stecca, senza mai una sbavatura. Un concerto coinvolgente, avvolgente, strabiliante. Stancante sicuramente anche da guardare, perché è talmente colmo di bellezza che lo spettatore ne viene letteralmente travolto. Cher poi ha una presenza scenica trascinante. Anche nelle parti in cui lei è sola sul palco buio, illuminata dal solo occhio di bue la scena è completa. Basta solo lei a fare il concerto, il resto è un bellissimo contorno. J-Lo, Britney Spears ma anche Madonna e Kylie Minogue dovrebbero davvero prendere lezioni da questa vecchia pantera della musica, che in 42 anni di carriera ha esplorato quasi tutti i generi, concependo sempre opere eccelse; dimostrando la sua straordinaria bravura come cantante, attrice, intrattenitrice. C'è una sola Cher. Nessuna può eguagliarla e il Farewell Tour ne è la dimostrazione e il giusto tributo. Un tour durato più di tre anni, che l'ha resa l'artista donna che ha fatto la tourné più lunga della storia, che ha incassato più di ogni altra, che ha inanellato successi più di qualunque altra arstista Questa non è una recensione "super partes" né obiettiva. Ma Cher merita questo elogio. La sua carriera ne è la dimostrazione.

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