Questo è uno dei "dischi della droga" di Chet, cioè quei dischi prodotti tra la fine degli anni '70 fino alla sua morte. Quantità di dischi venuti alla luce e infinite marchette musicali che consentivano a Chet di poter continuare a coltivare il suo vizio. Anche se la tromba di Chet ormai aveva raggiunto secondo me - della stessa idea è Enrico Rava - la piena maturità propio in quegli anni, alcune cose, per la legge dei grandi numeri e per la legge della "quantità vuota", venivano molto male; si pensi ad esempio al discreto, molto discreto album con Galliano e il Boto Brazilian Quartet.
In questo caso c'erano delle eccezioni molto interessanti. Forse perchè di mezzo c'era qualcosa di italiano, e dato che Chet aveva un rapporto unico con il Bel Paese fin dalla fine degli anni '50 - con annesse le note vicissitudini a cavallo tra gossip da Dolce Vita e scandali giudiziari -, questo forse gli consentiva di esprimersi al meglio. Questa sua seconda trance italiana - era il periodo delle buonissime collaborazioni con Pieranunzi - ci regala questo delizioso "At Capolinea" - nome dello storico locale milanese -.
Personalmente, in questo disco, ho sentito la più belle versione di "Estate" di sempre, assieme a quella del duo Cammariere-Bosso. Il disco si apre propio con "Estate", 11:50 minuti di un classico dal fascino senza tempo. L'atmosfera che rimane nell'aria è una atmosfera propio dal fascino sensuale ed elegante, grazie ai delicati fraseggi del compianto Michel Grailler al piano e grazie al flauto di Nicola Stilo, fido bakeriano di quegli anni; il tutto al servizio della tormentata tromba di Chet. Una tromba che era tutt'uno con la sua anime: unica, irripetibile, inimitabile. Sicuramente "Estate" è il punto più alto del disco. Arriverà poi la glamour e sofisticata "Francamente" di Nicola Stilo, nella quale si aggiunge in punta di piedi anche il Sax Soprano di Diane Varvra. Arriverà la introspettiva "Dream Drop" di Grailler, da cui esce tutta la sua sensibilità transalpina - e in questo caso mi viene alla mente un altro pianista francese... -. La noir "Lament" è un gioiello notturno, pieno di sfumatore da piccolo Jazz Club, in cui il livello emotivo si mantiene sempre alto grazie ai musicisti coinvolti. Il disco si chiude con "Pioggia sul Deserto" di Stilo e "Finestra sul Mare" di Dal Frà, un delicato ponte malinconico e conturbante tra Copacabana e la cara e vecchia Europa.
Questo disco è un viaggio intimo, in cui ogni emozione creata da ogni singolo musicista, ha lo spazio che si merita; tutto al servizio di Chet, mai ingombrante ma indispensabile.
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