Tènere inesattezze seguono il parlare di questa esplosione di psichismo arcaico. Non esiste per me un rock psichedelico italiano talmente è stata la forza impalpabile di come si è rivelato en passant, esistono tuttalpiù delle situazioni che inevitabilmente si reincarnano precisamente sul luogo dove devono riapparire.

Lo stesso rivisitare un pezzo di Miles Davis è fuorviante nell'hommage di bloccare un proselitismo mushroom de noantri dove il "cotto e mangiato" allucinogeno mette una pietra (numerata) sopra il prosieguo di una scena psichedelica locale che, parsimoniosa nella quantità, aveva fornito un po' di "stelle che danzavano la sera", da sentire col tostapane acceso.

Tutto lì ma ci basta, immaginando che un impegno nel dimostrare superiorità è di passaggio tenendo presente che l'anima antica di Chetro & Co., rispetto a superbe esterofile espettorazioni ancora afflitte dalla dualità, sembra che rinunci ad una sperimentazione eccessiva mettendo i puntini sulle i di un mancato protagonismo volutamente cercato, suggellato dall'uso della violaccia, strumento a corda costruito dal De Carolis aka Chetro, che rinforza l'aria di abbandono senza concedere bis così da nutrire ancora di più le inesistenze, bissate dal collage-accumulazione dell'astrusa magnetica copertina che snoda atemporalità.

Ed è qui la forza evocativa dei due pezzi che ci sobbarcano la constatazione di portarci appresso questo fardello di verità dell'oggettiva efficacia del lavoro, spurio nel cercare competizione. E una limpidezza così immediata la si poteva avere solo dall'aiuto dell'aura esoterica (ambigua) della Caput Mundi nell'imperlare d'impersonalità millenaria una liturgia lisergica che trova la quadratura del cerchio nell'essere figlia del bacino del mediterraneo, dove si va a recuperare financo echi ancestrali dai canti delle sirene.

E incantati da cotanta confondente psichedelia , ci sorprendiamo a domandarci che se per caso non fossero rigurgiti di musica antica che salmodiavano incontri sotterranei nel Mitreo clandestino di turno. La catacomba è aperta a tutti ma esige rigore per la genialità espressa e non concede repliche, dunque la prostrazione è d'obbligo di fronte a questo rifiuto del materializzarsi così da incensare la morte fisica come passaggio, come evoluzione.

Ma è proprio questo è il suo punto di forza, arrendersi al diluvio: "Rideranno pazze le donne".

Carico i commenti...  con calma