Prima di cominciare con la recensione vera e propria urge fare una piccola premessa: considero X-Factor, Amici e in generale un po' tutti i talent-show come una sorta di male, non solo televisivo, ma anche musicale. E come darmi torto! Nel corso degli anni da programmi di questo tipo sono emersi cantantucoli o presunti tali che non sono degni nemmeno di essere presi in considerazione, si pensi a Marco Carta, Emma Marrone, Giusy Ferreri e altra porcheria varia. Fosse poi che questa gentaglia partecipa a 'ste trasmissioni solo per cantare, ma no! Devono trasformare programmi come questi, che in teoria dovrebbero ruotare solo intorno al canto e alla musica, in dei gossip-reality show a sfondo musicale, perché se non finisci sulla copertina di rivistine patinate non piaci al grande pubblico! Poi arriva la quarta edizione di X-Factor e riesce ad aggiudicarsi la vittoria Nathalie, cantautrice ben lungi da essere un'artista rivoluzionaria, ma per la quale il termine stesso di artista per una volta non risulta essere sprecato. Da allora ho cominciato ad approfondire questo programma, a vedere se in mezzo al silos di letame fosse cresciuta qualche altra rosa (come ha detto Madamebubarry in una sua recensione). Ed è così che ho scoperto Chiarastella.

Devo però ammettere che al primo impatto l'ormai trentaduenne cantautrice di Roma non mi aveva convinto per niente: entrata in gara a show già inoltrato, per la sua prima esibizione canta "Wuthering Heights" combinando un disastro, ma viene promossa dal tele-voto, mentre per la seconda ci regala una buona performance di "True Colors" di Cyndi Lauper. Manco a dirlo, questa volta viene mandata a casa. Poichè però il suo personaggio bizzarro e la sua voce fiabesca mi avevano colpito, ho fatto una ricerca su iTunes e ho scoperto che, oltre ad aver già pubblicato nel 2006 un disco (l'ottimo "Microcosmo") snobbato dal pubblico, ma molto apprezzato dalla critica, sull'onda della visibilità acquisita grazie a X-Factor, Chiarastella ha pubblicato "Pianeta Venere", con cui, seppur per un pubblico di nicchia, è riuscita finalmente a farsi notare un po'. E meritatamente aggiungerei.

Perché questo disco, pur non innovando nulla, porta una bella ventata d'aria fresca nello stantio panorama della scena musicale italiana: testi fiabeschi, una voce a metà tra Bjork e l'Elisa dei primi tempi e un sound onirico-darkeggiante caratterizzato da un'elettronica à la "Vespertine" (album della cantautrice islandese) unita a batteria e chitarre vagamente punk sono gli ingredienti di un piatto che, come già detto, è tutt'altro che innovativo, ma riesce in qualche modo a risultare personale, grazie alla sempre ottima interpretazione della cantante, e ben lontano dall'essere una semplice minestra riscaldata.

Ad aprire le danze ci pensa "Agrumi", splendida traccia che è un po' una summa di quanto appena detto, in quanto racchiude in sé quello che è il sound generale del disco. Dopo quest'ottima partenza si alternano episodi quasi tutti più o meno vari e riusciti, come la "svolazzante" e bjorkiana (passatemi il termine) "Come Le Rondini" o come "Dafne", filastrocca pop-punk molto carina, o ancora la fatata "On the Romantic Side" e la darkeggiante "Molly Bloom". Se però in generale il disco si lascia ascoltare piacevolmente senza far mai gridare al miracolo (forse le uniche eccezioni sono "Agrumi" e "Molly Bloom"), ad alzarne notevolmente la media complessiva ci pensa quella perla posta in chiusura, la ballatona "Una Ballata di Polvere": piano, voce, qualche spruzzatina di elettronica e un testo molto poetico sono ciò che rende quest'ultima traccia un piccolo capolavoro, che purtroppo passerà inosservato e inascoltato alle orecchie dei più. Sono inoltre da segnalare alcuni episodi poco riusciti, come "Epochè" e "La Regina", tracce che seguono il filone "filastrocca pop" di "Dafne", ma con risultati molto meno soddisfacenti, il che è pure un peccato, dato che i testi sono sempre molto efficaci e mai banali. Non si tratta però di cadute così gravi da inficiare la qualità di un prodotto che merita di essere ascoltato e, perché no, anche acquistato dagli store online.

In poche parole: consigliato a chi cerca qualcosa di diverso dalla solita fuffa pop italiana.

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