Ho l'impressione che Francisco Buarque de Hollanda, conosciuto come Chico (si pronuncia "scico") Buarque, sia meno famoso dei suoi connazionali Caetano Veloso e Gilberto Gil, eppure é proprio col nostro paese, che Chico ha piú familiaritá, avendoci vissuto per alcuni anni, a partire dal '53 quando il padre venne invitato come docente presso l'universitá di Roma e ritornandoci poi nel´69 per un breve periodo di auto esilio durante la dittatura brasiliana. Queste sue origini altolocate, non comprometteranno la sua natura ribelle, Chico non si nasconderá nell'ipocrisia borghese, non cercherá rifugio nell'agiatezza, ma scenderá in campo sfruttando il vantaggio iniziale di provenire da una famiglia colta. La sua creativitá e il suo raffinato gusto non si limiteranno al campo musicale, ma abrangeranno anche la letteratura ed il teatro, diversificando cosí la sua decennale e ormai consacrata carriera.
Ho deciso di cominciare a parlare di Chico, partendo da "Construção" del ´71, suo decimo album, perché é uno dei suoi migliori lavori, é l'album dove Chico riesce ad andare oltre alla bossanova e al samba canção, senza mai rinnegarli perché ne é figlio ed eterno debitore. E´anche il disco del ritorno dopo l'esilio (escludendo Vol. 4, considerato un lavoro di transizione), dove confluiscono molte delle tensioni accumulate. Il ritorno in patria, infatti é un momento toccante, é la reimmersione nella propria realtá dopo un periodo di distacco e riflessione e quindi di accumulo di idee e possibili soluzioni che, come sementi lasciate a stagionare, incontrano un nuovo suolo fertile.
E' un disco che meriterebbe un analisi di ogni traccia, perché ogni canzone tende a stimolare un punto differente, a toccare le piú note e universali sensazioni con una bellezza unica.
Ma diró qualcosa solo di una canzone; quella che dá titolo all'album, un capolavoro musicale e letterario, arrangiata intorno di due accordi, mantiene un andamento malinconico, gentilmente incazzato, in un ordinato crescendo di fiati schizofrenici.
Il testo é composto di 41 versi, tutti terminanti con una parola di tre sillabe con l'accento sulla prima (proparossitona, uh!). Nella seconda e terza parte del testo Chico riesce a redirezionare le sensazioni trasmesse, cambiando la posizione delle ultime parole che concludono ciascun verso. Geniale!
Altre canzoni sono giá classici della mpb, una é una versione di 4/3/1943 dell´amico Dalla, alcune sono state composte con Vinicius De Moraes e una con Tom Jobim; forse quelle piú tradizionali, piú tenere e pacate dove ci si sente per qualche minuto innamorati o invasi dalla nostalgia, quella famosa "saudade" che nessuno come un brasilano lontano dalla sua terra sa descrivere.
Magico ed emozionante, potrebbe essere un ottimo inizio per chi si voglia avvicinare alla musica cantautorale brasiliana e chissá magari anche per imparare un poco il portoghese.
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