Ecco qui una di quelle tantissime band che da dieci anni a questa parte ci ha abituati ad album ogni volta sopra le righe, ricchi di intuizioni geniali, sfuggevoli, rare, difficilmente catalogabili, splendidi e completamente consapevoli di saper trovare il giusto incrocio tra le furie del death con le irruente melodie del power, ma "Blooddrunk", tuttavia, anche se non è da buttare completamente, sa tanto di capitombolo, di quelli secchi, pesanti, ridondanti e destinati comunque a far molto male specialmente verso coloro che li hanno da sempre seguiti.

Ultimo lavoro che è stato, ultimamente, oggetto di pesanti critiche ma nello stesso tempo ha riscosso un successo interminabile per la band di Alexi che, secondo le ultime interviste che gli sono state fatte,  non si sarebbe mai potuto aspettare e che ha apprezzato tantissimo quel supporto assoluto da parte dei loro innumerevoli fan. Non dimentichiamo che proprio con "Blooddrunk" il nostro caro Alexi non aveva esposto verso coloro che lo intervistavano delle riflessioni a proprio vantaggio ma si era limitato a dire che la leggendaria melodic death metal aveva ancora una volta lavorato su un "fottuto e qualunque" album metal. E sta proprio qui l'unico fattore negativo dell'omonima band. Seppur l'intera band abbia dimostrato ancora una volta di essere in possesso di una tecnica imprevedibile e nello stesso tempo accurata fino al limite delle potenzialità umane, ci si trova in una situazione che non li mette a proprio agio nei posti in cui andranno ad esibirsi. Nessuno dei critici ha mai capito la situazione che stanno passando ma è certo che il leader dei COB, nonostante la tecnica sia rimasta sempre quella di un tempo se non addirittura migliorata e divenuta molto più tagliente sotto tutti i punti di vista, ha dimostrato una sorta di "svogliatezza" che i fan, per primi, non hanno potuto spiegarsi.

Con "Blooddrunk" siamo di fronte ad un lavoro che, seppur manchi di un intro che sarebbe stato quasi d'obbligo per un album di questo calibro, dimostra comunque un passo decisamente indietro da parte dell'intera band che ha perso in qualche modo tutta quella freschezza compositiva e tutta quell'energia essenziale che da sempre ha continuato ad avvalersene. L'incognita rimane sempre la medesima! Perché i COB hanno cambiato atteggiamento verso tutti coloro che li hanno da sempre amati? Perché proprio questa band che è stata insieme a tante altre importanti per dimostrare come si "spacca" in un concerto debba ridursi in questa misera condizione? Quali sono le preoccupazioni che tormentano la mente di uno dei leader più famosi ed  amati in circolazione nel metaller world?

Diciamo innanzitutto che i "nuovi" COB sono una band che guarda diritto al sodo, che ha deciso per una volta di lasciare fronzoli ed orpelli in cantina concentrandosi unicamente su un sound violento, diretto, fin troppo essenziale. Nessuna intro, come abbiam già detto in precedenza, nessun roboante squillo di tromba introduce "Blooddrunk": one two three four e il primo brano parte sparato come una pallottola, fin troppo lineare per essere stato partorito dalla medesima mente di una band che soli pochi anni addietro aveva rivoluzionato il mondo del metal con grandi capolavori come "Something Wild" o "Hatebreeder". Questa volta l'obiettivo primario che si è prefissata l'intera band è stato quello di riversare in ogni canzone una buona dose di rabbia piuttosto che trovare il modo di comporre come fecero con i brani memorabili del passato.

Ogni song parte furiosa e piena di energia, Wirman con le sue tastiere gioca a costruire atmosfere ora oscure, ora tenebrosamente inquietanti finendo per essere, alla fine, l'unico a cercare di dare un vero tocco di melodia alle composizioni. Laiho impazza al massimo con la sua chitarra sfornando assoli a getto continuo e cercando di riuscire nell'intento di essere il più "cool" possibile. Ricollegandoci al discorso che ho fatto all'inizio e che vi poteva sembrare inutile, proprio da lì si evince il quadro generale che vien fuori ascoltando "Blooddrunk". Nonostante da quest'ultimo lavoro possiamo trarre fuori canzoni di altissimo valore e di altissimo livello come "Lobodomy" o "Roadkill Morning" soprattutto quando andranno ad esibirsi dal vivo, l'intera band con quest'ultimo lavoro ha compiuto uno scivolone che speriamo soltanto sia momentaneo.

Diciamo che se questo cd fosse stato pubblicato da una qualsivoglia nuova band finnica molto probabilmente sarebbe stato accolto dalla critica con applausi e pacche sulle spalle, ma dal momento che sulla copertina vi troviamo il nome di una band che appartiene ad una delle migliori realtà apparse sulla scena metal nell'ultimo decennio, non rimane che abbozzare e sperare in una loro rapida ripresa. Questo è il prezzo da pagare per una band che ci ha trattato sempre nel migliore dei modi. Lavoro che considererei comunque appena sufficiente.

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