Questa è la mia prima recensione, e non dico quanto mi sarebbe piaciuto cogliere l'occasione per parlare di un disco dei Genesis prima maniera o dei Led Zeppelin. Purtroppo per me non credo che esista ancora qualcosa di non detto su di loro e sui loro dischi, e se esiste io non ne sono a conoscenza. .
Con questa consapevolezza sono andato a scegliermi il disco di cui parlare e la scelta è caduta su "Wild Men" dei Chocolate Fingers. Ho controllato e di recensioni a riguardo non ne ho trovate, ritengo quindi di poter procedere serenamente a commettere il misfatto.
Per chi non li conoscesse i Chocolate Fingers sono un gruppo italiano che fa o, meglio, tenta di fare del Rock Blues (o Blues Rock, come preferite). Non ne avevo mai sentito parlare neanche io finché un giorno ho notato questo disco, girando distrattamente nella sezione "Musica italiana" in un grosso punto vendita.
Il prezzo giustificava un acquisto fatto al buio, o meglio, fatto per la semplice curiosità di sentire che musica conteneva un disco con questa copertina >>>>>.
Mi spiego, ho trovato strano il fatto che un gruppo italiano non abbia pensato di piazzare sulla copertina del disco una propria foto in stile book fotografico, dato che la quasi totalità degli artisti italiani lo fa sempre.
Preciso che non ci trovo niente di male in una copertina in stile book fotografico, anzi la considero una scelta onestissima, chiaramente volta ad informare il potenziale acquirente sulla totale mancanza d'originalità del prodotto: "OCCHIO, non c'è niente di nuovo qui dentro, eravamo talmente a corto d'idee che non sapevamo che fare neanche con la copertina e l'abbiamo risolta così".
Vengo alla musica contenuta in questo disco. Si tratta come ho detto di rock blues, non molto originale ma divertente. Lo stile è nella direzione presa dai Free senza mai avvicinarli o vederli anche solo da lontano.
I pezzi sono tutti veloci. I riff più accattivanti, a mio parere, sono quelli di "L'Eco della settima bolgia", di "Noise n.7" e di "Tomcat", anche questi però non brillano certo per originalità.
L'aspetto interessante del disco sono invece i testi, tutti in italiano. L'autore (il bassista credo, un certo Mammut) deve essersene fregato allegramente del fatto che buona parte dei titoli fosse in inglese.. Sono quasi tutti testi nonsence. Per dare un'idea, fatte le dovute proporzioni, mi ricordano lo stile di Lennon in "I'Am The Walrus" o quando racconta del Gesù Cristo con la testa piatta che spara coca cola in "Come Together". Sotto questo aspetto il testo migliore è quello di "Pastamatik Man". Gli unici testi che non utilizzano il nonsence sono quelli dei pezzi: "L'uomo col baricentro spostato in avanti", "Motor city blues" e "L'uomo supersonico".
La prima è una sorta di filastrocca che parla delle avventure notturne di un impavido sporcaccione, facendo ben poca poesia "....e giunto il momento lui svicola via da certe situazioni, l'orgoglio ormai sazio che dondola, zuppo di fresche emozioni....". Il pezzo va dimenticato senza remore.
Nella seconda un rock blues con poche pretese funge da base per un cantato quasi rap. Il testo è il racconto alla Lewis Carroll di una serie di strane situazioni ambientate a Torino. I protagonisti sono, fantasmi, prostitute, scienziati, il sindaco della città ... e chi più ne ha più ne metta.
Il testo della terza canzone da retta al titolo e parla per l'appunto di un uomo supersonico, figlio di una donna cannone e un uomo proiettile, il cui unico piacere nella vita è volare il più velocemente possibile. Il pezzo è divertente ma nulla di più.
In definitiva si può dire la stessa cosa di tutto il disco: divertente, nulla di più. Di questi tempi, visto la musica di emme più nera che passa per radio, tale livello qualitativo riesce a passare quasi per un ottimo risultato.Carico i commenti... con calma