Gli esempi di Beethoven e Mozart dimostrano l’influenza che può avere la famiglia di origine sulla formazione e sulla maturazione di un Compositore.

Tale affermazione è tanto più vera se 400 anni fa si nasceva in Turingia e di cognome si faceva Bach.

Più che una famiglia, i Bach del tempo costituivano un vero e proprio “clan”, a motivo delle forti relazioni sociali stabilite tra i diversi rami dell’albero genealogico, sempre a difesa e in soccorso delle vicissitudini (familiari o lavorative) che potevano colpire un qualsiasi membro della famiglia.

Lo stesso Johann Sebastian dedicò parte della sua esistenza a ricostruire il proprio albero genealogico

Pertanto, fin dall’inizio del XVII secolo il nome “Bach” rappresentava in quelle terre sinonimo di un artigianato compositivo di elevata qualità ed affidabilità, soprattutto con riferimento alla composizione di Musica Sacra al servizio del Luteranesimo. Un patrimonio che Johann Sebastian conobbe e dal quale sicuramente attinse.

Questo CD è utile per scoprire parte di questo repertorio, raccogliendo proprio una serie di Mottetti Corali composti da membri della famiglia Bach vissuti tra l’inizio del ‘600 e la prima metà del ‘700.

Il più lontano nel tempo è Johann Bach (1604-1673), prozio di Johann Sebastian, del quale viene eseguito uno dei Mottetti più belli di questa collezione “Unser Leben Ist Ein Schatten”, in cui due gruppi corali colloquiano senza alcun contrasto, in piena armonia, su testi di fonte biblica (sample).

A seguire, alcuni Mottetti di Johann Christoph Bach (1642-1703) dimostrano una diversa scelta formale, come in “Es Ist Nun Aus”, in cui si lascia maggiore spazio agli interventi solistici, con il Coro che funge da accompagnamento.

Meno intimisti e caratterizzati da una scrittura vocale maggiormente polifonica i Mottetti di Johann Michael Bach (1648-1694), primo suocero di Johann Sebastian, e di Johann Ludwig (1677-1731), coetaneo e cugino del grande Compositore.

L’ottimo Coro di Cambridge restituisce le particolarità esecutive di tali Opere, con freschezza e naturalità, accompagnato da un discreto (nel senso di non invasivo) basso continuo strumentale. Anche se il Coro non è uno dei più blasonati, risalta l’impegno profuso ed una certa familiarità con questo tipo di repertorio. Migliori le voci femminili di quelle maschili, decisamente più solide e rifinite.

The Choir Of Clare College, Cambridge – Timothy Brown (dir.), Columns Classics, 1996

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