Dopo un anno dall'uscita ufficiale, ecco anche in Italia il tanto agognato (da lui per primo) esordio su etichetta di Chris Bathgate, giovane laureato del Michigan con la passione per l'arte, Jeff Tweedy e Will Oldham. Alle spalle due lavori autoprodotti.

E' difficile valutare album di questo tipo: chi ama il genere si lascia conquistare facilmente da una voce calda, dolce e fascinosa come quella di Chris. La difficoltà sta nel cercare di capire se siamo davvero davanti a qualcosa di valido o semplicemente a qualcosa che parla al cuore ma in maniera poco convincente.

Credo che Bathgate non inganni. "A Cork Tale Wake" è bellissimo. Coinvolgente.

Fin dalle prime note di pianoforte suonate con crescente sicurezza ci accorgiamo che dobbiamo prestare attenzione, la massima di cui siamo capaci. Se abbiamo fretta è bene rimandare.

Presi per mano veniamo accompagnati in 11 stanze arredate con gusto e amore per i particolari. Mai monocrome. Dettagli, piccoli oggetti, giocattoli. Luci soffuse. Abiti di fustagna e coperte di lana. Bordeaux, verde e blu i colori dominanti. Vecchi vinili di Tim Buckley, Nick Drake consumati dai troppi ascolti. Andrew Bird in poltrona che gioca a carte con Sam Beam. Un tè fra le mani di una ragazza che osserva e sorride. E' autunno, anche se fuori c'è il primo timido sole primaverile.

Faccio fatica a capire perché abbia impiegato così tanto tempo a trovare un'etichetta.

E fatica, mista ad imbarazzo,  provo nel citare alcuni titoli più meritevoli di altri. "Serpentine" è incantevole. "Smile like a fist" deliziosa e sicuramente la più "tweedy".

A tratti la voce di Chris ricorda quella di Antony, in particolare in "The Last Parade On Ann St.". Troppo spesso citato a sproposito. E lo sarebbe anche in questo caso se ci si aspettasse la stessa estensione vocale; ma ad accomunarli è soprattutto il calore timbrico e non i virtuosismi.

La voce di Chris Bathgate è accompagnata da arrangiamenti molto particolari di archi e fiati. Mai banali. "Every Wall You Own" ricorda i Sodastream per l'uso del violoncello e Micah P. Hinson nel tratto strumentale finale. "Restless" ha un tiro maggiore rispetto alle altre tracce. Entro i limiti di un menestrello su una sedia a dondolo.

Un bravo cantautore. Ma uno di quelli di cui c'era bisogno.

Carico i commenti...  con calma