La sveglia per domani è puntata presto. Ma non sono stanco, e metto sul piatto un disco che mi accompagni nel sonno. Pesco la copertina più consona all'inverno appena cominciato: Chris Bell, e sullo sfondo l'immensità delle Alpi piemontesi innevate. Gia, pochi sanno che dopo aver lasciato Alex Chilton sull' abbrivio del disco pop-rock perfetto, Bell - rampollo di un ristoratore di Memphis - intraprese un lungo viaggio in Europa, facendo tappa pure a Torino. Per curare la depressione post Big Star e trovare un rammendo tra i bordi della sua anima. Non faccio fatica a credere che dalla plumbea e lacerata capitale sabauda di metà anni 70 - in cui tenne alcuni solitari concerti nei club - cercasse una fuga indossando scarponi e giacca a vento, per farsi cullare dai silenzi e dalle vertigini d'alta quota. Una rincorsa interrotta una tersa sera del dicembre 1978, quando Bell, tornato nella città di Elvis, imitò Dylan uscendo fuori strada con la sua Triumph: se Bob trovò in quell'incidente la provvidenziale franchigia da un mito ormai asfissiante, per Chris fu il capolinea di un'esistenza sfortunata.

"I Am The Cosmos" è il suo disco postumo, pubblicato nel 1992 grazie alla testardaggine del fratello e di tutti quanti hanno tenacemente coltivato il culto della Grande Stella. Raccoglie l'unico e leggendario singolo post Big Star e il meglio delle rare occasioni in cui il cantante/chitarrista trovava la forza di recarsi in studio a fissare le proprie tenere, a volte rabbiose e incantate visioni del mondo. Non vale forse quanto "Third/Sister Lovers" del suo ex sodale, sommo e raffinato capolavoro pop dei Seventies, è anzi sovente registrato in maniera caotica, scabro e levigato come ciottoli di fiume, nonostante le occasionali presenze di gente come Jim Dickinson e lo stesso Chilton. Ma chi se ne frega di fronte all'esuberanza compositiva che gronda da questi solchi, preservando talento, spontaneità e carica emotiva di un autore fragilissimo.

Il sound è il solito: power-pop tra Kinks e Byrds al massimo fulgore, riletto sovente attraverso un umore cantautorale, crepuscolare e proteso verso il mondo, degno del primo Nick Drake. Tanti sono i grandi pezzi che meritano di essere sottratti all'oblio: il rock and roll graffiante di "I Don't Know" e "Make A Scene", le scoppiettanti iridescenze soul della solenne "There Was A Light", dai sapori harrisoniani, il grezzo e luminoso rhythm and blues di "Fight At The Table".  Fino alle ballate che disegnano sul pentagramma arabeschi melodici di struggente limpidezza quali "Look Up", "Better Save Yourself" e "Speed Of sound".

E poi i due brani già editi, capaci di conquistare legioni di ammiratori, da James Iha ai This Mortal Coil, i quali li avrebbero coverizzati entrambi.  "I Am The Cosmos" è una delle più felici ballate elettriche di sempre, tra impennate lisergiche e quell'incipit toccante che racchiude la parabola del suo autore, declinando all'ennesima potenza il disperato romanticismo dei Big Star:

"Every night I tell myself,
"I am the cosmos,
I am the wind"
But that don't get you back again ".

"You And Your Sister", in cui vibranti passaggi acustici, arrangiamenti sontuosi e le armonie vocali di Chilton ricreano la magia della band madre: nell'ultima ristampa in cd è presente anche la versione per sola voce e chitarra, una stella d'inverno che scende come coriandolo dal cielo col piglio povero e nudo del folk americano. Chris Bell, che nella sua vita stella lo è stato solo per pochi adepti, da certe vette poteva scrutare l'orizzonte del mare.

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