Rubando il nome della band da un live datato 2005 dei NORTH MISSISSIPPI ALLSTAR, "Hill Country Revue" appunto, Cody Dickinson non vuole nascondere le influenze che la band madre fornisce a questo suo side-project. I fratelli Dickinson, si sa sono i portavoce di quella splendida realtà del nuovo rock sudista a nome North Mississipi Allstar che insieme ad una manciata di altri nuovi nomi tra cui non dimenticherei i Drive by Truckers stanno rinverdendo la scena del rock sudista americano.
Con questa nuova band Dickinson affiancato dal compagno di band Chris Chew al basso, Daniel Robert Coburn alle vocals e armonica, Kirk Smithhart alle chitarre e Edward "hot" Cleveland alla batteria, oltre a riprendere gli elementi southern e soul della sua band imbastardisce il suono portandolo in quei lidi rock blues, dove le chitarre la fanno da padrone andando a sfiorare il blues di Hendrix.
Dieci canzoni scritte quasi interamente da Garry Burnside ospite insieme al fratello Duwayne e a Luther Dickinson (fratello di Cody e da qualche anno membro a tutti gli effetti dei rinati Black Crowes) alle chitarre. Insomma con tutti questi chitarristi è ovvio che il suono andasse a parare verso un blues rock chitarristico di grande impatto, suonato tecnicamente alla grande anche se a volte qualche sforzo in più in fase compositiva avrebbe favorito l'originalità che avrebbe giovato alla longevità del disco, che sicuramente rimarrà per "fans only".
Disco costruito per liberare l'anima blues di Cody che può lasciarsi andare, coaudiuvato dagli altri chitarristi anche in lunghe jam e assoli a volte veramente di buon livello come nella finale "Growing up in Mississippi". La registrazione dell'album avvenuto quasi in presa diretta lascia trasparire l'intento del disco, cioè quello di suonare libero da steccati e percorsi prestabiliti. Rock blues torrenziali come la title track "Hill Country Revue" o "Highway Blues" si affiancano a blues più pacati e dall'andamento sbilenco come "Let's Talk About Me And You" dove fa capolino l'armonica di Coburn. Ci sono poi episodi più cerebrali come "You Can Make It" , dove i nostri giocano a fare gli Allman Brothers Band del periodo "Brothers and Sisters" con risultati assai convincenti, qui Cody si cimenta anche al piano, senza dimenticare la sua prima passione, la batteria.
Divertente il rifacimento del traditional "Georgia Women", un boogie blues tirato che fa il paio con "Ramblin", composizione originale.
In conclusione, un disco piacevole all'ascolto, con le chitarre assolute protagoniste, non originalissimo ma sincero e sentito omaggio al southblues settantiano, quello dei primi Allman e di Johny Winter per intenderci con una polverosa spruzzata di sud in stile primi ZZ top. Impossibile dare il massimo dei voti ad un disco così derivativo ma a volte anche i non capolavori risultano essere spassosi e con l'estate un disco di torrido rock si fa sempre ben ascoltare.
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