Io non ci so stare assieme alle persone. Voglio dire, non riesco proprio a starci assieme: è un mio limite strutturale e che non riesco a superare. Adesso sono qui che vi scrivo queste righe per condividere con voi quello che penso di questo disco, ma chi lo sa per quale ragione io lo stia veramente facendo. È molto più credibile che sia un semplice esercizio di scrittura, qualche cosa di puramente auto-referenziale, invece che la ricerca di un contatto oppure una condivisione. Non lo so. Forse voglio che mi leggiate e mi diciate quanto sono bello. Oppure semplicemente voglio che mi leggiate. Oppure non me ne frega un cazzo e mi basta semplicemente scrivere.
Non lo so neppure io quale tra tutte e tre le possibilità sia quella più concreta, quella vera e che abbia veramente un significato e sinceramente non so neppure quale umanamente sia la peggiore e quella lì che più tra tutte mostri segnali di egocentrismo e conseguentemente di insicurezza.
Comunque ho conosciuto determinate persone che ritengono che a meno che tu non sia un grande e riconosciuto conoscitore di musica (che nella maggior parte dei casi significa che sei una specie di dinosauro che scrive oppure scriveva su 'Il Mucchio') allora tu non possa parlare veramente di musica. Però poi ti dicono che Tom Verlaine abbatte le frontiere tra la musica progressive e quella punk oppure new wave perché tecnicamente non aveva nulla da invidiare a chitarristi di band come King Crimson oppure che ne so, gli stessi Pink Floyd.
Ecco. Secondo me una persona che sostiene una cosa del genere non capisce un cazzo. Secondo me tecnicamente, su di un piano puramente scolastico, Tom Verlaine non ha mai avuto granché da dire. Certo, sono oramai quaranta-quarantacinque anni che suona la chitarra per vivere, immagino possa insegnare migliaia di trucchetti anche a scafati presunti musicisti jazz o chitarristi che hanno una formazione classica, ma se mi chiedete un giudizio puramente tecnico vi dico che Tom Verlaine della tecnica pura non sa un cazzo o comunque se ne frega.
Questo non significa che Tom Verlaine non sia un buon chitarrista, al contrario: semplicemente confrontarlo con Robert Fripp, tanto per fare il primo nome che mi passa per la testa, non ha alcun senso. Parliamo di due cose completamente diverse.
E vi prego di non intendere neppure questo mio commento come una critica a Robert Fripp, di cui sinceramente mi importa ben poco, ma non è questo il punto della questione.
Il fatto è che Tom Verlaine è assolutamente ripetitivo nelle sue costruzioni musicali. I 'castelli' che egli costruisce in un disco come 'Marquee Moon', che poi è quello che tutti quanti prendono sempre a riferimento quando parlano di Tom Verlaine (in verità ha pubblicato dei lavori relativamente interessanti nel decennio scorso, ebbi anche l'opportunità di vederlo suonare dal vivo da solo e fu veramente una bella esperienza, mentre le volte che lo ho visto con i Television mi sono rotto le palle come molte altre volte ai concerti - nel senso che mi rompo le palle molto spesso) sono costruiti sempre girando attorno alla stessa soluzione sonora. Che ci sta, è una idea concettuale che funziona perfettamente e che rende il suo suono in qualche maniera peculiare e - non solo - di grande ispirazione per molti altri chitarristi che lo hanno seguito. Ma, badate bene, il suo modo di suonare apparentemente così 'vasto' e che ricerca spazi aperti, è invece molto autoreferenziale, quasi quanto quello di quei musicisti blues del delta che sembrano quasi degli orsi delle montagne per come sono attaccati alla chitarra tutti chiusi stretti nelle loro spalle con la chitarra che quasi gli entra dentro l'esofago e che si lamentano. Si lamentano e piangono perché sono neri e sono poveri e perché hanno dentro di loro un mucchio di passioni contrastanti e devono cacciare via il demonio. E lo stesso fa Tom Verlaine alla fine. Se lo sentite suonare questa cosa è evidente: non c'è niente di scolastico. Anche Tom Verlaine è un piagnone come la maggior parte delle icone del rock and roll. Siamo tutti dei piagnoni.
Solo che Tom Verlaine era ed è secco secco scavato come il profilo della sua Fender Jaguar o Jazzmaster o quello che è: mi pare che adesso suoni per lo più una Telecaster.
A questo punto, ha senso in qualche maniera cercare di imitare Tom Verlaine e di provare a essere come lui?
Ho io stesso scritto che il suo modo di suonare è stato ed è auto-referenziale ma che allo stesso tempo è stato di grande ispirazione per un mucchio di musicisti del passato e ancora oggi del tempo presente.
Tra questi ci metto Chris Forsyth che con la sua Solar Motel Band (Peter Kerlin, Shawn Edward Hansen, Ray Kubian, Jeff Zeigler) ha pubblicato sempre su No Quarter Records un nuovo LP lo scorso 25 agosto e nel quale ancora una volta riprende in gran parte dei passaggi delle canzoni lo stesso stile di Tom Verlaine, che è evidentemente il suo principale punto di riferimento. Unitamente, per quanto riguarda l'opera in questione a determinate fascinazioni Ry Cooder e ritmi ossessivi in perfetto stile kraut-rock tipo NEU!
Il titolo del disco, 'Dreaming In The Non-Dream', è tipicamente psichedelico e si rifa chiaramente a una certa cultura new-age e psichedelica di cui Forsyth sente e pretende di essere portatore. Il disco del resto concettualmente pretende di mettere assieme la cultura new age e quella del rock psichedelico anni settanta con una certa fantascienza concettuale orwelliana e la beat generation, quindi configurandosi come una 'summa' della controcultura americana del secolo scorso. Un proposito tanto grande quanto forse banale, scontato e che inevitabilmente secondo me finisce dentro un grande niente.
Non che questo disco sia brutto per la verità: definirlo in questa maniera mi sembra oggettivamente una forzatura, volersi scagliare a tutti i costi contro un musicista che peraltro è molto bravo e intelligente e che comunque alla fine negli intenti si vuole rifare a tutte cose che mi piacciono anche molto.
Solo che le due tracce strumentali 'History & Science Fiction' (la più marcatamente Television) e 'Dreaming in the Non-Dream' (quella più kraut) finiscono alla lunga per essere in qualche maniera noiose e ripetitive ma senza causa nessun effetto ipnotico particolare. Tanto che direi che la migliore delle due tracce è probabilmente la prima dove certi trionfalismi chitarristici sono effettivamente riusciti.
Le altre due tracce, al contrario, sembrano quasi staccate completamente dal contesto.
'Have We Mistaken the Bottle for the Whiskey Inside?' rifacendosi a un rock and roll anni settanta marcatamente US e giganti della tradizione come i Grateful Dead oppure lo stesso Neil Young si dissocia completamente dalle sonorità delle altre due tracce; 'Two Minutes Love' riprende esplicitamente un certo immaginario Ry Cooder da 'Paris, Texas': praticamente è una specie di intermezzo. Solo che in questo - breve e limitato a 300 copie - disco sta alla fine.
Non lo so. Non è un disco concepito per essere qualche cosa di indimenticabile. Forse è una opera quasi sperimentale per Chris Forsyth per tastare il terreno e capire in che direzione fare andare la band. La sensazione finale tuttavia è che non abbia nessuna idea precisa nel merito. Mentre, ritornando alla questione relativa il 'citarsi addosso' - come diceva, mi pare, Woody Allen, ma forse sbaglio - penso che non ci sia un esempio migliore di questo disco qui dove, nella volontà di rifarsi a precisi e determinati punti di riferimento, Forsyth e i suoi compari dimenticano completamente chi siano alla fine essi stessi e si perdono in uno scorcio non precisato dello Stato della Pennsylvania o giù di lì.
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