Parliamo dell'ultimo disco di quello che considero uno dei progetti più interessanti nel panorama della musica rock psichedelica americana. Chris Forsyth, già membro del trio di Brooklyn conosciuto come PSI e successivamente come Peeeseye, dopo il disco solista 'Solar Motel' del 2014, ha messo in piedi una vera e propria band e formato questo progetto, 'Chris Forsyth & The Solar Motel Band', con il quale peraltro ha già rilasciato un album e sempre nel 2014, cioè l'ottimo 'Intensity Ghost' (No Quarter Records), variamente recensito positivamente dalla critica e che ha fatto di questo progetto una nuova realtà concreta nel vasto territorio della neo-psichedelia made in USA.

Ciononostante, fino a questo momento Chris non ha raccolto la fama che avrebbe forse meritato e chissà che in tal senso non possa aiutare questo nuovo disco, e questo anche per smentire chi considera la sua musica come qualche cosa di già sentito e che sia in fondo una semplice ripetzione di elementi della musica psichedelica degli anni sessanta e settanta in particolare. Che poi, diciamocelo, la sua musica è sicuramente influenzata da musicisti e band di quel periodo. Lo stesso Chris per primo ha sempre ammesso di essere devoto a band come Grateful Dead e Quicksilver Messenger and ci sono nella sua musica anche evidenti richiami a giganti come Neil Young & Crazy Horse e il solito Lou Reed. Ma tutto questo probabilmente è qualche cosa di già noto a chi abbia ascoltato i suoi lavori precedenti, così come è noto a chi ha già ascoltato 'Intensity Ghost', la devozione di questo chitarrista per Tom Verlaine dei Television e che poi è qualche cosa che rende il sound di questo 'combo' se non innovativo, almeno degno di essere considerato come proprio e no una mera imitazione di qualche cosa già fatto precedentemente e quindi come qualche cosa di portatore di nuovi contenuti e possibilmente anche nuove sensazioni.

Il secondo disco di Chris Forsyth & The Solar Motel Band si intitola 'The Rarity of Experience', esce per la No Quarter Records di Philadephia, Pennsylvania (l'etichetta fondata da Mike Queen nel 2001 e nota per la pubblicazione dei lavori di band come Earth e Endless Boogie) e in un certo senso riprende il percorso cominciato nel disco precedente e se possibile con qualche innovazione con elementi derivanti dal kraut-rock (Chris è particolarmente devoto ai Popol Vuh) e l'art-rock di ispirazione Red Krayola.

Naturalmente anche in questo caso l'elemento centrale è dato dai chitarrismi di Chris Forsyth. La sua chitarra elettrica domina incontrastata sin dalle prime tracce del disco ('Anthem I' e 'Anthem II', 'The Rarity of Experience I' e 'The Rarity of Experience II') caratterizzate da un approccio tipicamente rock and roll e che rimanda direttamente a quello che Lou Reed ha avuto per un determinato periodo della sua carriera, specialmente durante i primi anni settanta, ma nella sostanza quello che poi adoperava durante le sue performance live, quelle dove in fondo era più 'vero' (se non l'avete mai visto dal vivo, ascoltate pure roba tipo 'Rock N Roll Animal' o altre testimonianze storiche) e che meglio rispecchiavano la natura più selvaggia del rocker cresciuto a Freeport, nel Long Island.

Dall'altra parte, a quello che potremmo riconoscere come un approccio tipico di Lou Reed o comunque rock and roll, si affiancano i riferimenti già accennati a Tom Verlaine e i Television. Questo per quello che riguarda le chitarre di 'High Castle Rock' o 'Harmonious Dance', per esempio, ma tutto l'album è pervaso da elementi di questo tipo e riff che ricollegano a quello che del resto fu un chitarrista sicuramente innovativo nel modo di suonare alla fine degli anni settanta. A parte questo, tutto il disco è permeato da una certa acidità nel suono e comunque ascoltandolo non sei mai sicuro, ammesso questo faccia differenza, di quanto sia solo frutto di improvvisazione e quanto invece sia stato studiato prima che Chris e la sua band entrassero in studio di registrazione.

Intraprendendo sempre di più quello che si potrebbe definire come un viaggio psichedelico, Chris introduce sempre più nuovi elementi nella sua musica e nelle sue canzoni e spesso anche sperimentando qualche cosa di nuovo, che poi per lui non è una novità, se consideriamo ad esempio la pubblicazione lo scorso anno di 'The Island' (Trouble In Mind Records) con Koen Holtkamp dei Mountains e che nella sostanza si presentava come una lunga sessione divisa in quattro tracce e registrata in soli due giorni, nella quale i due musicisti fondevano assieme l'approccio psichedelico e visionario, quasi 'desertico' di Chris con l'ambient e i set elettronici che hanno reso Koen Holtkamp e i Mountains famosi.

Ecco allora che 'Old Phase' è quello che possiamo considerare un omaggio a quel patrimonio inesauribile che fu il kraut-rock, e che 'The First Ten Minutes of Cocksucker Blues' è invece probabilmente l'episodio più interessante dell'intero disco e nel quale la band combina elementi che rimandano allo Neil Young più sperimentale fino a Miles Davis e band sperimentali più recenti come The Ex o June of 44.

Nella sostanza, siamo davanti a un disco di musica psichedelica strumentale e che può essere per questo non solo apprezzato da chi è sostanzialmente un devoto alla musica rock psichedelica o alla neo-psichedelia, ma anche a chi è un ascoltatore di rock and roll più 'tradizionale' e in particolar modo degli anni settanta. 'The Rarity of Experience' è un buon disco e nel quale la lunga durata di alcune tracce non scoraggia gli ascoltatori. Il migliore momento (a mio parere) è probabilmente una cover, quella di 'The Calvary Cross', canzone scritta originariamente da Richard Thompson, e l'unica in tutto il disco (unitamente a 'The Rarity of Experience I') nella quale possiamo sentire la voce di Chris Forsyth. Non che ce ne fosse necessariamente bisogno. Voglio dire, del resto Chris non avrebbe bisogno di cantare o di farci sentire la sua voce, dato che è abituato a parlare attraverso quelle che sono le note elettriche della sua chitarra. Ascoltandolo, potete benissimo considerare quanto questo possa bastare per apprezzarne la qualità delle musiche e delle composizioni sonore.

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