Senza dubbio questo è il miglior lavoro solista di quell'incredibile e mai domo gruppo che si chiama Yes. Protagonista "el paron": grandissimo bassista, cantante e macchina compositiva progressive Chris Squire.
Siamo nel 1975, gli Yes sono già in orbita insieme ad altri supergruppi del periodo. E tempo di isolare le menti e scaricare ognuno i propri cassetti mai aperti. Quello di Squire è un baule, considerato il lavoro in questione. Trattasi di una mega produzione del periodo, Mel Collins al sax, il grandioso pianista/tastierista Patrick Moraz presente su Relayer e tour seguente, Bill Bruford alla batteria al tempo con i King Crimson.
Insomma... si crea il team ideale. Il risultato è un'opera quasi grandiosa, semi-orchestrata anticipando in parte un "Magnification" del secolo dopo, un progressive molto originale e complesso riuscendo ad aggiungere qualcosa al già strapieno. Lo Squire sguinzagliato lavora molto bene e fa surriscaldare le corde del suo basso in quasi ogni brano.
Apre tutto "Hold out your hand" proponendo un sound molto pulito e un certa "afonia" di toni impostati dalla voce di Squire. Un brano molto Crimson, puro progressive della fascia colta '70. Gran lavoro sotto di Moraz con delle linee contortissime. Bruford suona alla sua maniera... un fuori tempo sincopato che invece non lo è. Per entrare al brano successivo l'orchestra disegna un sipario maestoso, ed ecco "You by my side", ballata lenta con una bella melodia con tanto di flauto che per forza ti porta ai Genesis del tempo. Splendido brano. "Silently falling" è un mega-pezzo da veri intenditori del prog epocale. Maestoso, tonalità cupe, con accelerazione alla Relayer nel mezzo. 11 minuti in tutto. Un documentario.
La seguente " Lucky seven" non è molto da meno. Inizia con un riffetto con piano elettrico, sax. Tutto molto particolare e sempre da orecchie con un bel callo sul genere. Connotazione Crimsoniana, ma sembra anche i Supertramp primissimo periodo. Anche qui originalità, forse troppa. La vena musicale viene travolta dall'esasperazione. L'ultimo brano, "Safe", è un film. Una partitura infinita, più suonata che cantata infarcita di barocchismi, rock, progressive, psichedelia addirittura. C'è un tratto che sembra tolto, (o scopiazzato?), a un Atom Heart Mother. Effettivamente è eccessivo, 15 minuti di quasi follia. Si respira anche aria di "Tales of", ma si gioca in casa.
Il lavoro è totalmente indirizzato a chi piace il progressive, quello vero e classico. Senza compromessi. Altrimenti lasciate perdere. Se non avete qualcosa degli ELP, Yes, Genesis, King Crimson datati non si è pronti. E 'una bella abbuffata. Ma non da stomaco vuoto.
Joe Cavalli.
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