Ultimamente sto rivalutando le donne, non per la primavera e nemmeno per i miei ormoni perennemente in letargo, ma solamente perchè certi dischi meritano veramente di attenzione, vedi Lee Aaron e Saraya, che ho sempre reputato migliori di Lita Ford e della giunonica e cruccona Doro Pesch.
C'è da dire che se avessi dovuto valutare sto disco solo per la bellezza di suddetta femmina, non sarebbero bastati 5 pallini, questo è poco ma sicuro!
Però, devo essere obiettivo: avrei voluto mettere qualche pallina in più al disco e non posso farlo stavolta. Infatti, è anche giusto trattare dischi "medi", che suscitarono sì interesse all'epoca, ma che alla lunga furono poco più che discreti.
E' il caso di Chrissy Steele, canadese e donna prorompente, dotata di un fisichetto da raspatine quotidiane, che mise su assieme a Brian "Too Loud" MacLeod (Ex Headpins), l'omonima band col disco "Magnet To Steele", uscito nel 1991.
L'inizio non era nemmeno male col singolone "Love You 'Til It Hurts": grande impatto, una prova vocale potente degna di un Sebastian Bach, chitarre di ampio respiro e una melodia e un refrain riuscitissimo! Non si può che iniziare nel migliore dei modi! Tuttavia, il resto non è tutta classe e c'è solo una grande alternanza: già la seguente "Armed And Dangerous" è molto più anonima, non dice molto e sembra come tante canzoni hard rock dell'epoca. Va decisamente meglio con la potente "Move Over", canzone veramente graffiante e incisiva con Chrìssy che squoia letteralmente la propria voce, dando prova di andare anche oltre! A Seguire, il lentone "Love Don't Last Forever", nelle cui background vocals troviamo un certo Mark Slaughter (sicuramente se l'è fatta, ci scommetto!), una ballad sicuramente carina alla Scorpions, ma che non aggiunge nulla di chè.
Raccontarvi il resto dell'album sarebbe piuttosto prolisso, visto che le uniche altre canzoni che vale la pena ascoltare dopo la quarta traccia sono la ritmata e riuscita "Murder In The First Degree" e la seppur stucchevole "Two Bodies". Fra le non poche noti dolenti, una penosa cover dei Romeo's Daughter "Cry Miself To Sleep", la fin troppo lunga e pallosa "Two Lips (Don't Make A Kiss)" e le insignificanti "Try Me" e "Magnet To Steel".
Il grosso pregio di questo album è sicuramente la voce di Chrissy Steele molto versatile e graffiante nelle parti rock, dolce e passionale in quelle più pacate.
Il difetto maggiore è stato lo scrivere, forse troppo frettolosamente, le stesse canzoni, anche se c'è purtroppo una spiegazione più che ragionevole: Brian "Too Loud" MacLeod, il compositore principale, di lì a poco morì di cancro e di per sé le sue condizioni erano già critiche. Anzi, Brian ha saputo comunque lasciare in eredità una manciata di buone canzoni prima di della sua prematura morte, che ha giustamente portato allo scioglimento diretto della band.
Tirando le somme, l'album non è malaccio e non è nemmeno sto gran capolavoro, se si esclude qualche episodio. Resta il rimpianto che comunque sarebbero dovuti crescere un pò di più come band e, probabilmente, se mai avessero fatto un altro album, ne sarebbe (forse) risultato qualcosa di migliore. Peccato che questa morettona non abbia avuto più niente a che fare con la musica e si sia dedicata a lavorare in una impresa informatica.
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