"Tutti odiano Valor Kand" Atto IV

"Ora avete un buon motivo per odiarlo"

Nel nostro piccolo viaggio all'interno del mondo dei Christian Death featured l'usurpatore, il falso ed indegno Valor Kand, abbiamo finora trattato album comunque positivi od almeno interessanti, quantomeno pregni di idee e visioni degne di nota (anche se magari la realizzazione finale può lasciare interdetti o non totalmente soddisfatti).

Ora è arrivato il momento di odiare davvero la scellerata supponenza/megalomania del nostro Valor: quello che mi appresto a recensire è sicuramente l'album peggiore di tutta la discografia dei losangelini. Il progetto iniziale partorito dalla mente del nostro non-eroe prevede la raccolta, in due separate opere, di tutto ciò che rappresenta l'amore e l'odio, un doppio concept grafico - lirico - musicale dal quale evincere ed estrapolare tutte le sensazioni facenti capo al binomio di cui sopra.

Beh, direte voi, a parte la stucchevolezza della proposta, non è certo facile abbracciare contesti così ampi e concettualmente abusati, triti e pedissiqui, portando alla luce qualcosa di originale, di non precedentemente sviscerato.

Sotto questi meravigliosi auspici, i Christian Death incappano nella loro peggiore sconfitta: il duo "All the love, all the hate"(Part 1 - All the Love) e (Part 2 - All the Hate).

Essendo stati pubblicati separatamente ma entrambi nel 1989, mi posso permettere di recensire il meno peggio tra i due (il che è tutto dire): "All the Hate".

Dovendo soppesare i pro e i contro di quest'opera, mi sento di dire che l'unica nota di merito dell'album in oggetto di recensione è la veste grafica con cui "All the Hate" si presenta: vinile colorato in edizione limitata, con copertina apribile tanto da ottenere quattro facciate finemente elaborate. Il tema scelto graficamente per rappresentare lo zenit dell'odio è la seconda guerra mondiale ed il nazismo, scelta forse scontata (anche se difficilmente riesco a pensare a qualcosa di più maligno), ma resa con grande effetto da una serie di disegni e foto molto evocative (come la copertina stessa dell'album).

Bene, parafrasando il Sommo Poeta, ora lasciate ogni speranza oh voi che entrate, perché non vi è possibilità alcuna di ascoltare buona musica: raramente mi sono accostato ad album così privi di idee musicali/liriche, raramente ho potuto vedere cambiamenti così radicalmente negativi e peggiorativi rispetto alla realtà di appartenenza originaria.

Mi spiego meglio: partendo dal presupposto che la musica fino ad allora realizzata dai Christian Death sia dell'era Rozz Williams quanto dell'era Valor Kand, sia difficilmente catalogabile, se non sotto l'etichetta generica di gothic rock/death rock, sembra difficile poter accettare che "All the hate" sia fondamentalmente un album letteralmente composto da singoli sample messi in loop di brani heavy metal, perlopiù rubati da Slayer, Megadeath et simila, assemblati casualmente senza ritegno.

Il singolo estratto dall'album in questione è intitolato "I hate you" ed oltre a presentare una base hard rock/metal abbastanza poco originale, viene cantata dal figlio minorenne (all'epoca 6/7 anni) di Valor stesso, ed è funestata da un testo che è quanto di più inutile e per l'appunto infantile mi sia mai arrivato all'orecchie.

Come già avrete capito, la pochezza di idee pervade a tal punto l'album che per arrivare alla somma complessiva di nove tracce, il nostro non-eroe non trova nulla di meglio che inserire inutili filler composti da spoken songs su base elettronica/industriale o su basi simil thrash metal con tanto di doppia cassa e assoli al fulmicotone. Davvero imbarazzante.

Gli iniziali propositi di colte diserzioni su catastrofi sociali/culturali e non ultimo ambientali, naufragano clamorosamente in un mare di banalità e superficialità, una imbarazzante pochezze di idee tale da infastidire l'ascoltatore. Nessun brano da segnalare se non l'opener "Born in a womb, died in a tomb" (ma và... che novità), dall'intrigante ed orientaleggiante riff iniziale.

Il punto più basso della carriera compositiva di Valor Kand, purtroppo giustifica la pessima reputazione del nostro fellone.

"All the love, All the hate" (part I e II), album consigliabili proprio a nessuno.

Da evitare.

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