… la mia paura segreta di essere solo
mi siedo e mi stringo le mani
mi siedo e faccio l'amore con me stesso
ho sangue nelle mie mani
ho sangue nelle tue mani
sangue sulle nostre mani sangue…

In memoria di Rozz Williams.

Non poteva che spezzarsi tragicamente una vita pregna di eccessi e di profonde lacerazioni fisiche ed intime. Il solito mix di alcool e cocaina a dare il coraggio, una corda a fare il resto. La fine di un ragazzo sensibile, anche nelle sue estreme provocazioni. Non poteva che chiudersi in questa maniera il capitolo terrestre di Roger Painter.
Non è riuscito a vincere la solitudine, la perdita di un caro amico, la depressione che lo consumava e, forse, anche la costernazione profonda per non essere riuscito ad entrare in possesso della creatura da lui formata e che gli era stata sottratta ingiustamente.

Perché i Christian Death sono Rozz Williams, su questo c’è poco da discutere. Se non ci fosse stato lui probabilmente l’America non avrebbe conosciuto la darkwave, con notevole gaudio delle lobbies cattoliche radicali che ai tempi lo perseguitavano, bruciandone i dischi fuori dai locali in cui si esibiva, analogamente a quanto facevano i nazisti con le opere degli artisti non allineati, e vessandolo in tutti i modi con rotocalchi mediatici ed anatemi vari.

Rozz cavalcò l’onda di quel clamore, accrescendo esponenzialmente le sue dissacranti provocazioni contro la religione, verso cui nutriva un odio viscerale risalente forse ai tempi della rigida osservanza battista che i genitori cercavano di inculcargli da bambino. Cibandosi delle invettive lanciate dalla puritana società civile statunitense, Rozz saliva sul palco truccato pesantemente, vestito da sposa, simulando la comunione e compiendo gesti sessualmente espliciti nei confronti di immagini sacre come mai nessuno aveva fatto fino ad allora, e una maniera così blasfema ed irriverente che ancora oggi nessuno è riuscito ad avvicinarne gli eccessi, con buona pace di Marylin Manson. Ma tali eccessi non si limitavano alle prestazioni sul palco ma si ripercuotevano inesorabilmente nella vita privata, tra consumi psicotropi e litigi vari che minavano in continuazione la stabilità della band. Questa instabilità causò il completo smembramento della line-up successiva al loro disco di debutto “Only Theatre of Pain” e l’avvicendamento del chitarrista Rikk Agnew con quel Valor che successivamente gli sottrasse la paternità del nome “Christian Death” segnando, forse, l’inizio del declino artistico di Rozz.

Il titolo dell’album (scelto da Rozz in persona che ne realizzò anche la copertina) racchiude quello che probabilmente è stata la vita per il suo autore, in una visione premonitrice di quella che lui stesso si determinò a togliere a poco più di trent’ anni. Un’opera sofferta, claustrofobica e intensa che rispecchia l’ animo inquieto del suo padrone. Un concentrato di dark-punk e di rumours gotici di sconfinato dolore in cui risalta maestosa e straziante la voce arsa di sentimento e di profondità tenebrosa di Williams, il centro nevralgico di “Only Theatre of Pain”.

Musica maledetta, intrisa di riferimenti antireligiosi, ma di un fascino assoluto. Classici come “Cavity – First Communion”, con le sue distorsioni chitarristiche e le gelide ritmiche, “Figure Theatre” ed il suo nichilismo punk, la graffiante e malefica “Burnt Offerings”, l’ossessivo e satanico ritornello di “Stairs – Incertain Journey” (sii satana, che sei nei cieli, sii satana sia santificato il tuo nome, sii satana venga il tuo regno, sii satana sia fatta la tua volontà, sii satana come in cielo così in terra.... sii satana), la malata e rabbiosa “Romeo’s Distress”, resteranno negli annali della storia del gothic rock. Chiude il teatro della crudeltà “Prayer”, che non è nient’altro che il padre nostro recitato al contrario da Rozz Williams e Rikk Agnew, in un ultimo eclatante esempio di dissacrante provocazione per quello che costituisce sicuramente uno dei dischi più blasfemi della storia del rock.

Questo oscuro personaggio, dai comportamenti tanto estremi quanto stridenti con la dolcezza del suo volto, decise di farla finita qualche anno fà, raggiungendo colui che tanto aveva avversato ed ingiuriato quando era in vita. In ogni caso lo si voglia considerare, Rozz ci ha lasciato in eredità due grandi dischi (il presente e il successivo “Catastrophe Ballet”) e tutta una serie di scioccanti exploit che verranno sicuramente ricordati a lungo, accrescendo il mistero che circonda la sua figura.

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