Trasporre Georges Bataille sullo schermo senza essere in grado di comprenderlo e/o trasmettere la complessità dell'autore comporta due rischi: o fare una cosa inutilmente provocatoria o un film intellettuale e snob per una ristretta cerchia élitaria e borghese. "Ma Mère" è le due cose insieme.

L'idea sarebbe quella di omaggiare lo scrittore e filosofo francese traducendo in immagini un romanzo postumo, incompleto e sicuramente non facile da adattare. Honoré risolve tutto grazie al cast: dapprima una magnifica Isabelle Huppert che ci regala una performance, come al solito, perfetta (anche se a tratti nemmeno lei sembra crederci pur di troppo) e lo specchietto per le allodole Louis Garrel, improvvisamente sex-symbol e incapace di abbozzare un'espressione che sia una per un personaggio irritante come pochi.

"Ma Mère" si risolve in un susseguirsi di presunte (e brutte) scene scandalose per soddisfare i pruriti (intimi) dei salotti; scene che non scandalizzerebbero neanche il Moige.

Un'azione che si sposta nelle Canarie di oggi, in un megavillozzo per ricconi con piscina, dove si muovono personaggi che non esistono, neanche come corpi

A tal proposito, una delle cose che sono state criticate al film è "l'ammasso di scene erotiche meno erotiche della storia del cinema". Spezzando una lancia a favore di Honoré posso dire che è l'unica scelta felice: Bataille era proprio così. Nelle descrizioni sessuali non cerca empatia alcuna e, a volte, riduce una scena d'amore lunga in una sola parola: "Fottere". Da questo punto di vista non posso che stimare un pochino Honoré che, se non altro, ha tentato di trasmettere il "sesso come vertigine" Bataillano e l'animalità selvaggia che ne consegue. Bataille era spesso volgare, ma nella sua volgarità animale ha sempre nascosto una certa umanità, persino tenerezza ("Storia Dell'Occhio", ad esempio, è un romanzo spintissimo e cattivissimo eppure, a mio parere, è un meraviglioso coming-of-age). 

Peccato che il film si basi solo su questo. Non racconta assolutamente niente. Ci prova, certo, e lo fa con una regia che è la parodia della regia-tipo di certo cinema d'autore francese: distaccata, intellettuale e asettica; eppure senza stile.

Il finale, poi, è orrendo. Non per il contenuto in sé che, seppur scandaloso (e non mi tocca quel versante... sono dell'idea che nell'arte, nel cinema e nella letteratura tutto è assolutamente concesso. La morale dev'essere messa da parte), ma per come è girato: una scelta di inquadrature da prima elementare e uso di "Happy Together" per ossimoro imbarazzante.

Un film assolutamente da evitare. Dove il tentativo spinto di essere "oggetto maledetto" lo trasforma inevitabilmente in kitscheria ridicola da autogrill. 

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