Una via di mezzo tra C.S.I. e i film Tv di Steven Seagal del post '00 con un Tom Cruise muscolare e dal senso dell'umorismo discutibile.

Jack Reacher è un "giustiziere" (si, un po' quello "della notte" di Charles Bronson), reduce dalla Guerra del Golfo, introvabile, inattaccabile e, soprattutto, tamarro da fare schifo. L'eroe viene coinvolto in 5 omicidi (apparentemente) casuali, opera di un cecchino folle, ma che ben presto si rivela un tassello di una ben più ramificata organizzazione criminale ecc. ecc.

Si candida subito come la peggior sceneggiatura di questo neonato 2013: tutti i dialoghi ruotano attorno ai luoghi comuni hollywoodiani più standard e alle frasi ad effetto, quest'ultime atte a causare nel pubblico (quella sera, formato da adolescenti discotecari con la cresta e le Nike con colori da giallo limone al rosso fuoco)  le odiose esternazioni "Uuuuhhh! E' un grande!", in riferimento al protagonista, ovvio.

L'analisi delle prove ricorda i telefilm modaioli sulla scena del crimine con vari flashback quasi in stile videoclip, mentre le parti d'azione (invero anche riuscite, soprattutto perché nessuno parla) sono il classico trio rissa-inseguimento-sparatoria, discretamente piacevoli alla vista. Attori monoespressivi, persino un Robert Duvall (vedasi "Colors") particolarmente rincoglionito, capeggiati da Cruise anche piuttosto antipatico. L'opera viene però parzialmente salvata dalla generale ironia la pervade.

Il tutto scivola in un finale copia-incollato dai film di supereroi solitari, un lieto fine da ridicolo involontario.

"C'è un uomo che non segue regole, non segue leggi, segue solo quello che è giusto..." (andando a memoria)

Fine. Non ti viene voglia di leggere il romanzo.

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