Non posso dire che questo film mi abbia deluso perchè non nutrivo aspettative; semplicemente non mi è piaciuto. Funziona male innanzitutto perchè parte penalizzato dall'eredità del predecessore; non mi riferisco alla figura del Joker, villain che definire memorabile è dire poco, quanto piuttosto al fatto che il finale di Dark Knight, forzato e decisamente poco plausibile, complica maledettamente le cose. Rises si apre con questa situazione pasticciata e traballante, verbosa, lenta. Onore a Nolan per il fatto di riuscire a dipanare più o meno realisticamente una trama perlomeno non scontata, ma stiamo parlando pur sempre di un blockbuster e di supereroi: mettere troppa carne al fuoco, anche se si è cuochi sapienti, è sempre un rischio.

Spicca nella prima parte la figura di Alfred, disillusa e realista, appassionata e commovente, che viene però silurata in fretta allorché il Cav. si abbandona alla sua stessa rovina. Il nemico Bane ci mette un po' ad emergere ma lascia il segno. E' spietato, estremo, lineare eppure contorto, nient'affatto affascinante come l'ingombrante Joker ma comunque coinvolgente. Era il cattivo giusto per questo film dai toni quasi noir e fa paura perchè dimostra subito una superiorità totale, sia fisica che mentale, rispetto a Wayne/Batman. Ha sempre tutto sotto controllo, sa perfettamente ciò che vuole e come ottenerlo, esattamente all'opposto dello sbiadito e solitario avversario. Il loro duello nelle fogne, sconvolgente nella sua brutale intensità, è in questo senso esemplare e memorabile.

Il film prova a prendere quota proprio nel momento in cui le vere intenzioni e il piano di Bane vengono rivelate. Batman crolla insieme al suo mito e a quello fasullo, fumoso e macchinoso di Harvey Dent. Gotham è annichilita e il progetto criminal-rivoluzionario del terrorista, quantunque assurdo e ai limiti della fantascienza, è coerente con la sua folle e definitiva efferatezza. Tutto questo però avviene a metà film e durante l'intervallo mi sono chiesto più volte se e come il regista sarebbe stato in grado di risolvere la gravissima crisi nel giro di un solo tempo. Nolan non cade in piedi perchè non riesce a sbrogliare adeguatamente la già troppo appesantita matassa.

Abbiamo Gordon impegnato a ridare un'anima a una città svuotata di ogni energia e privata di ogni suo simbolo, fosse esso Batman o Dent, e data così in pasto a Bane, bestia senza volto il cui regno conduce solo alla rovina. Bruce invece, spezzato in due, deve tentare una faticosa risalita dalle tenebre e risorgere per poi trovare, in mezzo al caos, un nuovo scopo e un nuovo destino, magari proprio quello sognato dal toccante e sincero Alfred... ma anche no.

Le esigenze del blockbuster hollywoodiano e l'intrinseca pesantezza retorica della prima parte spingono però Nolan a scelte deleterie. Inaccettabile nella sua rozza approssimazione la resurrezione dell'eroe, fiacco il tema della vendetta postuma di Ra's Al Ghul, già sconfitto nel primo episodio, ridicola la riscossa dei poliziotti che si lanciano, pistolina alla mano, contro i cannoni automatici e i mitra dei terroristi per dare vita a una «guerra» che non è altro che una colossale (e mal girata) rissa urbana.

Dark Knight Rises però precipita veramente quando arrivano il «colpo di scena» e il tradimento. Da lì in poi il film è tirato via alla grande: scene già viste, con la classica e trita corsa contro il timer in omaggio alla tradizione più becera e fracassone degli action-movie made in US e con un improponibile inseguimento in cui fuochi artificiali, petardi e fiammate fintissime fanno brutta mostra di sé. Sorvoliamo sulla ridicola rivelazione di Miranda Tate e sul patetico motivo della vendetta di famiglia che snatura e banalizza il folle piano di Bane. Il terribile mercenario viene liquidato in due secondi mentre Batman si appresta al sacrificio finale: trovate già viste in n. fumetti manga (il buono si sacrifica portando via la bomba) e un finale che per assurdo mi ricorda grottescamente quello de Il Gigante di Ferro (quello sì un capolavoro), vedasi esplosione nucleare, retorica sugli eroi e statua commemorativa.

Una mezza sola anche la Gatta, interpretata dalla bella statuina Hataway, le cui doti recitative sono inversamente proporzionali all'avvenenza. Nella sua accattivante e opportunistica neutralità, Selina Kyle appare praticamente solo quando la trama necessita di essere sbloccata, poi diviene solo una figura accessoria che accenna pure a qualche sentimentalismo di sesta mano che ci saremmo risparmiati volentieri. Il finale definitivo, penoso prima che irritante, lascia la porta aperta a una prosecuzione del franchise. Perché sì, ormai si tratta di profitto, di immagini e personaggi che devono essere sfruttati sempre e sempre di più. Credo che Nolan e Christian Bale abbiano chiuso con Batman, ma non così Hollywood, che sono certo ha già in preventivo altri reboot o sequel. E' ciò mette un po' di tristezza.

La lezione è che le pretese, i contenuti e la profondità di un thriller che potremmo anche definire d'autore quasi mai si accordano con le esigenze commerciali di oggi. Se il suo predecessore in parte riusciva nell'impresa, Dark Knight Rises è un film che non ingrana, che si perde per strada e che propone un ultimo quarto d'ora davvero inguardabile. In questo senso e a mio modestissimo parere il migliore episodio del lotto rimane il primo che è più lineare, asciutto e misurato pur non tralasciando l'azione e la fisicità. Niente da fare per questa volta, ma non per questo si dubiti del talento di gente come Nolan o Bale.

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