Anno del Signore 1348. La peste imperversa l'Inghilterra con una delle sue ondate più terrificanti. Tutto è in putrefazione, i corpi sono ammassati nei villaggi, la gente muore di fame, di stenti, muore di morte nera. In questo mondo apparentemente infernale esiste un villaggio che sembra essere immune all'epidemia. Ulric (Sean Bean) viene incaricato dall'arcivescovo di guidare il suo gruppo di mercenari alla scoperta di quel villaggio e soprattutto del "negromante" che con le sue arti magiche starebbe proteggendo la popolazione. Il giovane frate Osmund (Eddie Redmayne) farà da guida, alla ricerca di qualcuno, di se stesso e della sua fede.
La fotografia di Sebastian Edschmid ci regala un film plumbeo ed oscuro, dove il sole è una speranza più che una presenza. In questa atmosfera che ben riesce a rievocare l'alto Medioevo, Christopher Smith (già regista dello slasher "Severance"), costruisce un film che sa districarsi tra i vari ambienti dei "generi": non è un horror puro ma sembra assomigliargli, non è un epic/fantasy ma ne possiede alcune caratteristiche, non è un dramma ma in diverse sequenze appare così. Una mescolanza che rende il lungometraggio più "vario", ma soprattutto più riuscito, conferma di come Smith riesca a mettere su pellicole mai banali (in questo senso è interessante riscoprire l'horror "politico" e ironico di "Severance").
Il mondo di "Black Death" è ammantato dai miasmi di un pessimismo che si riflette in un "tutti contro tutti" ben esemplificato nella mezz'ora finale. Le due parti, coloro che credono in Dio e coloro che hanno una visione "pagana", agiscono allo stesso modo. L'uso della violenza è il fine per raggiungere il proprio obiettivo: le credenze ultraterrene sono solo una messa in scena, una sovrastruttura che poco a che fare con la realtà. Non c'è salvezza in questo mondo, perchè il fanatismo dell'una e dell'altra parte sovrasta qualsiasi possibilità di umana convivenza. Un messaggio forse stereotipato ma quanto mai attuale...
A dare forma a questa storia due attori che saranno protagonisti anche della famosa serie televisiva "Game Of Thrones": il caro vecchio Sean Bean (ricordate Boromir?) e Carice Van Houten, la Melisandre della serie su citata.
Si percepisce che sia un film a basso budget e questo non è certo un male. Nel complesso "Black Death" ha una sua linea narrativa e pur non risultando un prodotto d'intrattenimento dalle qualità eccelse, riesce comunque ad affermarsi, grazie anche ad un plot avvincente ed originale. Ancora una volta l'Inghilterra emerge per un horror rinnovato, rinvigorito e che non ha paura di osare.
"Abbiamo gli strumenti, abbiamo la volontà e ora ce ne andiamo all'Inferno. Ma Dio verrà con noi."
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