Chroma è stato un ensemble che si proponeva di rinverdire i fasti della fusion in un periodo (fine anni ottanta) nel quale il genere non godeva di molta fortuna e si diceva che ormai avesse fatto il suo tempo. Ad ascoltare questo CD, sembrerebbe l'esatto contrario. Si tratta della registrazione live di un memorabile concerto tenuto a Tokyo nel 1990, con una lineup che è una parata dei "mostri sacri" del genere:
Randy Brecker - tromba
Bob Berg - sax tenore e soprano
Jim Beard - pianoforte, tastiere, sintetizzatori
Jon Herington - chitarra (canale sinistro)
Mike Stern - chitarra (canale destro)
Mark Egan - basso
Dennis Chambers - batteria
Mino Cinelu - percussioni, voce
Mark Ledford - percussioni, voce
Con una tale compagine di musicisti ipervirtuosi, nessuno dei quali ha bisogno di una presentazione, il rischio è quello di trasformare l'happening in una rassegna di acrobazie strumentali fini a se stesse. Per fortuna la direzione musicale del progetto è saldamente nelle mani di Jim Beard che, pur concedendo il giusto spazio alle mirabolanti doti tecniche di ciascuno, tiene ben dritta la barra del timone e del buon gusto. Beard è un mago delle tastiere, disegna paesaggi etnico-futuristici in compagnia di un grandissimo Mino Cinelu ("Glazed"), erige muri sonori di voci campionate, non si dimentica del suo background classico citando Aaron Copland nell'ineffabile overture del concerto.
Dopo cotanto antipasto, il primo piatto del banchetto, "Lessons" vi farà sobbalzare sulla sedia: trattasi di un duello chitarristico tra Stern ed Herington, sospinto dalla ritmica di quel proiettile funk che risponde al nome di Dennis Chambers.
"True Confessions" di Egan è un piacevole brano fusion, arricchito dai virtuosismi fiatistici da parte della premiata ditta Brecker-Berg. Ed ecco che un ispirato assolo di pianoforte introduce "Pwotege Nou", delizioso brano dai sapori caraibici cantato in creolo da Mino Cinelu. C'è inoltre spazio per il funk dei Brecker Brothers settantiani, con "Squids", dove il compianto Bob Berg non fa rimpiangere il fratellino Michael (ahimè, passato a miglior vita pure lui).
Una rilettura dell'immortale "Concierto de Aranjuez" introduce quello che è forse il brano più riuscito del concerto. Il novellino (ai tempi) Jon Herington si presenta, oltre che ottimo chitarrista, anche come raffinato compositore, firmando il trascinante "Afterwords" che si apre in un clima misterioso per poi esplodere nella potenza dell'assolo del chitarrista.
Gran finale con il celebrato "Upside Downside" di Mike Stern, in una versione particolarmente funkeggiante affidata alla tromba sordinata di Brecker, e con l'immancabile assolo dalle tinte heavy di Stern.
Come definire questa musica? Jim Beard dice: "è musica e basta". Randy Brecker non si fa problemi nel chiamarla "fusion". Creed Taylor, il leggendario produttore del disco la chiama: "Music On The Edge".
A mio avviso, questo disco stabilisce lo stato dell'arte della musica fusion tra la fine degli ottanta e l'inizio dei novanta. Ascoltare per credere. L'acquisto del CD è consigliato anche per la straordinaria qualità dell'audio: dettaglio e dinamica a livelli pazzeschi, da testarci gli impianti Hi-Fi.
Voto: 4,5
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