Sarò sincero, serie Tv, sit-com, telefilm e vattelapesca non mi entusiasmano assai. Al solo pensiero di non poter tralasciare nessun episodio e di affrancarmi dall'ordine sistemico della stagione in corso senza dovere ricapitolare amori, conoscenze, fidanzamenti, avvenimenti, morti e resurrezioni, compulsivamente la mia mano afferra il telecomando (o qualsiasi altro analogo strumento di switch on-off), spegne lo scatolone parlante e opta per attività alternative che possono essere effettuate a prescindere da cronologie, gerarchie e sequenze. Proprio nell'ineffabile ordine matematico delle singole puntate risiedono i peggiori difetti dei telefilm multistagione, cagionevoli a frequenti crolli di interesse popolare e a rovinosi inciampi nei clichés e nelle banalità provocate dall'esaurimento di idee e creatività da parte delle case produttrici.

A volte, tuttavia, queste fastidiose incombenze non sussistono e gli studios sono in grado di regalarci storylines catodiche che non solo non smarriscono la loro efficacia nel tempo ma ne aumentano progressivamente la dose. Certo, non si potrà trovare tutto questo nelle avventure amorose lunghe secoli o millenni, nelle soap alla Beautiful dove le rughe degli interpreti dicono addio alla giovinezza perduta dei vari Ross, e soprattutto nei lucrosi marchi di fabbrica da rendere immortali a livello di marketing ed introiti (vedi i vari Sex And The City). Il perfetto equilibrio qualità-quantità delle serie Tv va difatti ricercato nei copioni che privilegiano la singola puntata, la rendono unica e a sé stante e non un bieco tassello di una apocalittica e irreale neverending story. Una puntata passibile di essere vista e rivista, saltata e poi recuperata senza grossi scossoni di coerenza lineare super-partes.

E' il caso - a mio opinabile giudizio - di Big Bang Theory, tipica sit-com statunitense che mette in campo l'intelligenza e la cultura contro l'estetica e l'ignoranza, una sorta di "pupe&secchioni" tutto da ridere. Il background storico è molto semplice: nell'assolata Pasadena losangelina quattro amici nerd e geek (Sheldon Cooper, Leonard Hofstadter, Howard Wolovitz e Rajesh Koothrappali) di elevatissima caratura culturale vengono a contatto con l'avvenente ragazza del Nebraska Penny, il perfetto archetipo della "biondina senza cervello" dall'intensa vita mondana e sessuale. Un giorno - precisamente l'episodio pilota - Penny va a risiedere a fianco dei coinquilini Sheldon e Leonard e sconvolge il loro stile di vita apatico, noioso e asociale, quasi interamente dedicato alla scienza, ai videogiochi, alla fantascienza e ai fumetti e mai all'apertura verso la collettività. Caratteristici sono peraltro i quadretti identificativi dei quattro ragazzi, ricercatori presso l'Università della California: Sheldon, fisico teorico dal'altissimo Q.I. (187), è un giovane iper-razionale, sociopatico, asessuale e incapace di identificare, riconoscere e intraprendere rituali e comportamenti sociali "non scientifici" - ad esempio lo scambio dei doni natalizi o la messa in pratica di espressioni d'affetto e compassione, Leonard (fisico sperimentale) è forse l'unico a mostrare un certo imbarazzo per la sua condizione di "sfigato" e a legare decentemente (o quasi) con il sesso opposto, l'ingegnere aerospaziale Howard incarna il finto playboy che vive ancora con la severissima madre mentre Rajesh "Raji", astrofisico indiano, riproduce con esattezza l'uomo spaventato dal genere femminile. A coronazione dei loro già buffi e spassosi connotati, i protagonisti-scienziati possono vantare ulteriori "malfunzionamenti" e difetti congeniti, con Sheldon incapace di mentire e allergico al pelo felino, Leonard intollerante al lattosio, Howard vulnerabile alle arachidi e il buon Rajesh affetto da un raro caso di mutismo selettivo che gli impedisce di parlare (da sobrio e senza l'ausilio di farmaci sperimentali) con le donne.

Ogni singolo episodio di Big Bang Theory è un piccolo, tuttavia dinamitardo concentrato di risate raramente contenibili. L'enorme potenziale della serie risiede difatti nel sempice, efficace ed esemplare scambio di battute fra due mondi agli antipodi (la razionale scientificità dei "geni" e la confusione sociale standard degli "altri") la cui apparente inconciliabilità crea una sequela di sketch dall'immediata ilarità. E' il caso degli incontri-scontri fra Sheldon, geloso custode del suo irrinunciabile posto sul divano (calcolato in base a variabili come temperatura, umidità, spostamenti d'aria e amenità varie) e maniaco dell'ordine e persino della classificazione degli oggetti tramite etichette, e la disordinata-confusionaria Penny, nella cui abitazione il propugnatore della Teoria delle Stringhe si intrufolerà per mettere ordine (!!!); ancora, l'infatuazione di Leonard nei confronti della ventiduenne vicina, tipica preda (consenziente) dei machi illetterati, oppure gli abbordaggi fallimentari di Wolowitz e infine l'imbarazzante mutismo di Raji, necessariamente sbronzo quando riesce a spiccicare qualche parola con il gentil sesso.

Che la teoria catodica del Big Bang - giunta ormai alla quinta stagione con avvenimenti da capogiro che non intendo ivi spoilerare - possa assurgere a nuova frontiera della serie televisiva spassosa, interessante e al contempo non estenuante? Quattro nerd più la ragazza della porta accanto potranno riuscire a mandare in pensione Beautiful, debellare Hanna Montana e rubare scettri e troni alla melensa Disney e al claudicante Dottor House? Ai contemporanei (scienziati e persone comuni) l'ardua sentenza.

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