Lo showdown, il morso dell'asino, la dimostrazione gratuita di prevaricazione. ''Ti spiezzo in due'', ''il mio uccello è il doppio del tuo'', ''...e chi sarà stato mai questo Jimi Hendrix!'', ''io ho fatturato 800mila euri il mese scorso...tu quanto hai fatto?''. Guarda come vado a canestro, il mio suv è più imponente di una portaerei e inquina quanto una centrale termoelettrica all'ora di punta, ho coglioni grossi come cocomeri e mi sono appena sodomizzato tuo nonno. Il dj anoressico con la maglietta a righe giallo-viola che limona con la tipa che ci provi da una vita.
''Thy Kingdom Scum'' è la trasposizione musicale del bulletto più antipatico e pieno di sè che alle medie ti rubava la colazione umiliandoti fino alle lacrime durante la ricreazione. Se fosse un piatto sarebbero le temutissime pennette alla calabrese di Fra (ebbasta co 'sta nduja, ti prego...). Se fosse un'auto sarebbe una Mustang del '67 col cofano rosso fuoco in un posto a caso tra Arizona e Nevada con un sovrapposto appoggiato al sedile del viaggiatore. Se fosse un libro... boh...che ne so... d'altronde lo sanno tutti che i metallari sono degli ingnorantoni che comprano a malapena i fumetti fantasy e poi si lamentano pure della mancanza di punteggiatura nelle didascalie. Se fosse un pene sarebbe quello del tipo di colore beccato l'altra sera su Chatroulette, con tanto di pelle di daino lì, di fianco al divano, giusto per vincere il dramma della traspirazione eccessiva di questi giorni. Somiglia piuttosto ad un pornazzo montato alla Memento o forse di più all'Eroica (no, Beethoven non c'entra una cippa) con bici del 1939 alle quali si induriscono i freni giù per la seconda discesa e boccate di polvere che neanche la Cooperativa Cavatori Canalgrande, con la differenza che qui è tutto dannatamente più interessante e ci si può fermare a pisciare senza il terrore di essere presi per rammolliti figli di pa' che avrebbero dovuto starsene a casa a leggersi Il Manifesto pontificando sulla nuova legge elettorale.
Rispetto al precedente ''Houses of the Unholy'' il chitarrista è nuovo, gioca meglio a fare lo Iommi ed è persino più brutto. Il resto è sempre lo stesso: heavy stoner/doom in trip sabbathiano perenne, slabbramenti sparpagliati, inquietudini blues da calore corporeo, sollazzi vari di maleducata psichedelia con sullo sfondo gente lercia quale Saint Vitus, Boris, Cathedral a corna (e bong) al cielo; più un basso che fa i buchi nel tungsteno ed una voce babelica come se Neil Fallon e Mike Williams cantassero ubriachi ad un karaoke dei Black Sabbath (e non è detto che la cosa non sia successa veramente). Il tutto animato da una carica di testosterone che nemmeno una flotta di camionisti in un bordello dopo un viaggio di sei mesi Kazan/Lisbona. Preparate i cilum, insomma.
I testi, poi, per chi li capisce, sono diventati ormai un marchio di fabbrica dei nipponici: necrofili, torturatori, assassini seriali a gogò. Andrew Nilsen, Gary Heidnik, Peter Kurten uno via l'altro, sballottati, come masse laviche in assenza di gravità, nel mezzo di sentieri sconnessi di grosse grasse distorsioni. Roba truce. Roba da far correre un brivido giù per la schiena persino a Salvo Sottile ed il suo famigerato sopracciglio aggrottato. Purtroppo il plastico in allegato con tutte le scene dei crimini, alla fine, non ce l'hanno fatto a mettercelo ed è veramente un peccato; non perchè non abbiano voluto, sia chiaro, ma per il semplice motivo che tutti i materiali servivano al buon Brunone Vespa per riprodurre fedelmente la tratta Santiago De Compostela-Madrid... che ce voi fa'! Anche lui ha da magna! C'è invece spazio per una cover di tali Quatermass, band progressive rock inglese da me, onestamente, mai intercettata; non so come fosse stato il loro pezzo originale, immagino profumato, ma questo qui mi si è piantato in testa come una vena varicosa sulla gamba ad una vecchia bagascia.
Volumi a palla, please...
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