I Church Of The Very Bright Lights, a parte il nome tra i più brutti della storia, ci propongono una riuscita fusione fra sadcore e dream.
C’è da dire che il suddetto debutto autoprodotto è niente male. Il terzetto di Calgary punta sulla sintesi melodica e riesce nell’intento di costruirsi una propria sonorità, fatta di arpeggi in timido delay e di ritmiche lievemente nervose, che nella loro apparente quiete incutono una certa angoscia.
Il problema è che risultano un pelino ripetitivi, e in alcuni frangenti si ha la sensazione che non diano la giusta incisività alle composizioni.
Spiccano l’onirica “Words”, dominata da una chitarra selvaggia e il tenero acustico di “Politicking”, che ricorda “Fruit Tree” del grande Nick Drake, ma riesce addirittura a batterlo in malinconia.
Degne di nota anche la girandola claustrofobica “Jerk Chiken” e la chiusura di “Lionsteeth” che vira verso lidi folk.
I Church Of The Very Bright Lights ci dimostrano che hanno i numeri per fare dell’ottima musica, ma questi 25 minuti sono una bozza troppo vaga per essere apprezzati nella maniera giusta.
PS: la band ha reso disponibile il download dell'album a questo link
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